In vita, fu uno dei pittori più stimati e apprezzati dai contemporanei. Eppure, per diversi secoli Luca Signorelli non ha conosciuto la fortuna critica che meritava, essendo tra i massimi protagonisti della pittura moderna italiana. Colpa del destino: dopo di lui, sono nati Michelangelo e Raffaello, oscurandone i pur notevoli meriti.
A partire da giovedì 18 luglio – e fino al 3 novembre – i Musei Capitolini di Roma offrono un’occasione per scoprire un Maestro del Rinascimento italiano rimasto troppo spesso nell’ombra.
Le ragioni della sua scarsa fama presso il grande pubblico non possono essere certo imputate a mancanza di talento, anzi, ma semplicemente a uno scherzo del destino: dopo Luca Signorelli, che per la prima volta viene giustamente celebrato a Roma, sono nati due giganti dell’arte di ogni tempo, Michelangelo e Raffaello. È stata insomma la loro “compagnia” a oscurare il contributo seminale che proprio Signorelli ha dato al Rinascimento italiano, poi pienamente sviluppato dai geni della generazione successiva. Michelangelo e Raffaello stessi, infatti, trassero spesso ispirazione dal pittore nato a Cortona. Un ruolo fondamentale, fu quello di Signorelli, che i contemporanei gli riconobbero sempre: non a caso, Vasari scrive di lui che “fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, quanto nessun altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai”.
Grazie a una selezione accurata di circa 60 opere, capolavori provenienti da collezioni in Italia e non soltanto, giunge finalmente il momento di fare luce sul rapporto tra Luca Signorelli e Roma, ricostruendo il contesto in cui ebbe luogo il suo primo soggiorno nella città. Il percorso espositivo accompagna i visitatori nella Roma di papa Sisto IV e tra le antichità capitoline, in un ambiente dove l’eredità classica e il cristianesimo sono temi di cui Signorelli si appropria pienamente, fondendo statuaria greco-romana e iconografia religiosa, monumenti antichi e soggetti devozionali.
Dopo Roma, l’esposizione si concentra sulla Cappella Nova di Orvieto – ricostruita attraverso un gioco di riproduzioni retroilluminate – e su alcuni capolavori di Signorelli aventi per soggetto la grazia e dell’amore materno, come la Vergine col Bambino del Metropolitan Museum of Art di New York. Seguono poi le sezioni dedicate al ritorno di Signorelli a Roma sotto il pontefice Leone X (1513-1521), nonché ai suoi rapporti di quel periodo con Bramante e Michelangelo.
La mostra, infine, ricostruisce la fortuna critica del Maestro nei secoli successivi: caduto nell’oblio, soltanto a partire dall’Ottocento Signorelli verrà riscoperto da critica e artisti.