Designer e artista, la britannica Alexandra Daisy Ginsberg è particolarmente interessante alla scienza emergente nota come biologia sintetica. Nei suoi lavori indaga il rapporto tra Natura e uomo, sulla scia dei radicali progressi tecnologici e scientifici della nostra epoca.
Primo fine settimana di apertura, nella nota sede espositiva di Weil am Rhein, per la mostra Alexandra Daisy Ginsberg: Better Nature, che analizza il lavoro condotto dall’artista londinese – classe 1982, una formazione in architettura e interaction design – sul rapporto tra uomo e Natura. La loro interconnessione, in relazione ai progressi conseguiti nei campo del design e della tecnologia, è al centro dell’azione di indagine di Ginsberg.
Aperta fino al 24 novembre prossimo, la personale presenta 6 dei progetti dell’autrice, quattro dei quali risalgono al periodo tra il 2009 e il 2015. A unificare tutti questi interventi è la stretta collaborazione portava avanti dall’artista con esperti di diversi settori: scienza, ingegneria, arte, storiografia e scienze sociali.
Risale all’anno in corso – ed è stato realizzato insieme a Christina Agapakis della società biotecnologica Ginkgo Bioworks e all’artista e ricercatrice Sissel Tolaas – Resurrecting the Sublim. Insieme a The Wilding of Mars, anch’esso del 2019, è uno dei progetti con cui l’artista si sta avviando verso una nuova fase di lavoro. In Resurrecting the Sublime, ad esempio, ai visitatori è consentito annusare un fiore estinto, il cui profumo è stato ricreato in laboratorio con l’aiuto di campioni di DNA prelevati dall’archivio dell’erbario della Harvard University.
Debutta proprio in occasione di questo progetto espositivo The Wilding of Mars, opera digitale che avanza un’alternativa alla colonizzazione del pianeta rosso, prevedendo una sostanziale esclusione dell’apporto umano a favore delle specie vegetali lasciate libere di adattarsi alle condizioni di questo nuovo “territorio”.