Tullio Pericoli torna nelle “sue” terre. L'artista marchigiano è protagonista al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, con una retrospettiva che indaga le mutazioni del paesaggio.
Dall’amicizia con Cesare Zavattini ai disegni realizzati per i racconti di Primo Levi e Gadda; dalla retrospettiva a Palazzo Reale nel 1991 alle esposizioni al Palazzo Ducale di Urbino e Istituto Italiano di Cultura di Tokyo nel 2015 e 2016. La carriera artistica di Tullio Pericoli è tra le più affascinanti del Novecento italiano: un percorso decennale, che viene oggi raccontato in una corposa esposizione al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno.
Curata da Claudio Cerritelli, la mostra propone una selezione di opere sul tema che più di tutti ha caratterizzato la ricerca di Pericoli: il paesaggio. Un motivo costante nei suoi dipinti e disegni, qui esplorato attraverso una scelta di 165 opere disposte nelle sale del palazzo rinascimentale.
Forme del paesaggio. 1970-2018 è un percorso a ritroso, sviluppato a partire dagli ultimi eventi sismici che hanno colpito le terre ascolane nel 2016. La prima sala è infatti dedicata al terremoto e ai suoi effetti sul paesaggio: vedute del territorio marchigiano, realizzate da Tullio Pericoli dopo aver fatto visita ai paesi deturpati dal sisma. La mostra si snoda poi in una serie di sale che accompagnano il pubblico fino al momento conclusivo del percorso, quello relativo alle Geologie: dipinti degli anni Settanta in cui l’artista si confronta per la prima volta col tema della natura. Un viaggio espositivo lungo cinquant’anni, in corso fino al 3 maggio 2020.
[Immagine in apertura: Tullio Pericoli, Vita fra le rocce, 2000, olio su tela, cm 60×80, fonte formedelpaesaggio.it]