Le “geometrie sconnesse” di Marisa Merz, a Lugano

20 Settembre 2019


A pochi mesi dalla sua scomparsa, Marisa Merz torna protagonista di un grande appuntamento espositivo, che ne omaggia l’audace carriera. Nata a Torino nel 1926, l’artista – unica esponente femminile della corrente dell’Arte Povera – sarà presto celebrata dalla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano, grazie a una nuova mostra messa punto dalla figlia Beatrice – curatrice e presidente della Fondazione Merz.

A comporre l’evento, una corposa selezione di lavori, alcuni dei quali inediti, raccolti con l’obiettivo di testimoniare l’intero orizzonte creativo dell’artista. Sono infatti cinquantacinque le opere in mostra, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, oltre che dall’archivio della Fondazione: dai disegni su carta e tessuto agli oggetti in cera, dalle sculture in argilla cruda a quelle in filo di rame – esito lampante di un’indagine sempre giocata sul sottile confine tra segno e ambizione spaziale.

Abbracciando un arco di tempo di più di cinquant’anni di ricerca, Geometrie sconnesse palpiti geometrici – questo il titolo dell’evento – si sofferma in particolare su una tematica ricorrente nel lavoro dell’artista, ovvero l’indagine sulla figura umana, individuata come riferimento dalla stessa curatrice: “Il percorso della mostra è disegnato per permettere alle singole opere di intrattenere un dialogo serrato tra loro creando, così, un campo di forza scandito da una successione di volti sconosciuti e trasfigurati, ma profondamente reali, eseguiti attraverso la sovrapposizione di segni e materie, in un ritmo quasi ossessivo”.

In scena dal 22 settembre al 12 gennaio, l’iniziativa si colloca nell’ambito degli eventi dedicati ad artisti presenti nella Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano. Un’occasione unica per conoscere da vicino opere tra le più iconiche del movimento poverista, ma soprattutto per apprezzare la carriera folgorante di una delle protagoniste più significative del nostro secondo Novecento.

[Immagine in apertura: Marisa Merz, Senza titolo (scarpette), s.d., Fondazione Merz, Torino]