L'appuntamento al cinema con l'atteso docufilm "Van Gogh e il Giappone" è fissato per il 16, 17, 18 settembre. Diretto da David Bickerstaff, è stato girato in Provenza, nel Paese del Sol Levante e fra le sale del Van Gogh Museum di Amsterdam.
L’attesa è agli sgoccioli. Sta infatti per riprendere la stagione de La Grande Arte al Cinema, il progetto di Nexo Digital che ha già tagliato il traguardo di 2 milioni di spettatori con i titoli presentati a partire dal suo debutto. Come preannunciato nei mesi scorsi, il primo film del nuovo ciclo è Van Gogh e il Giappone, atteso nelle sale italiane nei giorni 16, 17 e 18 settembre.
A un anno di distanza dalla mostra del Van Gogh Museum di Amsterdam, la passione di Vincent van Gogh per il Paese del Sol Levante viene ora analizzata dal docufilm diretto da David Bickerstaff, in parte girato proprio nelle sale della prestigiosa istituzione olandese.
Mai raggiunto personalmente dal pittore, il Giappone non mancò di entusiasmarlo e di incuriosirlo. Un interesse ravvisabile tanto nella sua ricerca artistica, quanto in precise scelte della sua stessa esistenza. Come noto, con la fine del periodo Edo e l’apertura del Giappone all’Occidente, la diffusione di oggetti decorativi nipponici e di stampe colorate, realizzate secondo la tecnica ukiyo-e, catalizzò l’attenzione in tutta Europa. La tendenza del cosiddetto japonisme non lasciò indifferente van Gogh, che finì per sviluppare una profonda passione verso la cultura visiva di quel Paese.
Girato in Provenza, in Giappone e nel già citato Van Gogh Museum di Amsterdam, il docufilm consentirà di conoscere una fase particolare della carriera del celebre artista, successiva al suo abbandono della città di Parigi, a favore del sud della Francia, spinto dall’urgenza di nuovi stimoli e dal desiderio di una relazione più autentica con la natura. “La cosa stupefacente nel lavorare a un film su van Gogh” ‒ ha dichiarato il regista David Bickerstaff ‒ “è la ricchezza delle intuizioni che emergono dalle sue lettere o anche solo osservando da vicino le sue opere. Pensi di conoscerle, perché sono famosissime, ma ogni “visione” rivela qualcosa di nuovo. L’intensità del sentire di van Gogh mentre lotta con la sua arte è messa a nudo con ogni segno che marca sulle tele. È la ricerca di una semplicità potente che ha attratto Vincent van Gogh verso l’arte del Giappone“.