Alla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra va in scena un gruppo di sculture perdute di Boccioni, ricreato grazie alla tecnologia. Autori del progetto sono gli artisti digitali Anders Rådén e Matt Smith.
L’alta tecnologia si mette ancora una volta al servizio dell’arte, grazie al nuovo progetto di Anders Rådén e Matt Smith. Sono loro, infatti, le menti dietro Umberto Boccioni: Recreating the Lost Sculptures, la mostra attualmente ospitata dalla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra.
Allestita fino al prossimo 22 dicembre, la rassegna pone l’accento su un gruppo di sculture realizzate da Umberto Boccioni tra il 1913 e il 1915, distrutte nel 1927 dall’artista Piero da Verona – al quale le opere erano state affidate dopo la morte di Boccioni.
Fino a ora, tutto ciò che rimaneva di queste sculture erano alcune fotografie, scattate nelle fasi finali della loro creazione o durante una serie di mostre realizzate prima che scomparissero per sempre. Rådén e Smith le hanno dunque riportate alla luce, partendo proprio da queste pochissime testimonianze, attraverso una innovativa tecnica di stampa in 3D. Così facendo le hanno restituite al pubblico in grandezza originale, riportandone fedelmente ogni dettaglio.
A essere esposte nelle sale del museo inglese sono in particolare le ricostruzioni 3D dello studio volumetrico di volto umano dal titolo Vuoti e pieni astratti di una testa e tre iconiche figure intere, tutte ispirate al tema del movimento e della fluidità, chiave di lettura principale dell’intero vocabolario stilistico di Boccioni. Completano il percorso espositivo stampe, video, bozzetti e modellini preparatori, che mettono in risalto il processo creativo delle sculture, soffermandosi sui passaggi più spinosi della loro ricostruzione.
[Immagine in apertura: Matt Smith and Anders Rådén, Digital rendering (sculpted) of
Synthesis of Human Dynamism. Red marking indicates those areas of the original work for which no contemporary photographic documentation exists]