Che cosa hanno in comune Vincent van Gogh, Claude Monet e Salvador Dalí? Ciascuno di loro osservò con interesse la produzione artistica di Jean-François Millet. All'influenza del pittore francese il Van Gogh Museum ha scelto di dedicare un intero progetto espositivo.
Tra i più autorevoli pittori della scuola di Barbizon, l’artista francese Jean-François Millet ha esercitato una notevole influenza sulle generazioni a lui successive. È questo il campo di indagine della mostra in corso al Van Gogh Museum di Amsterdam, promossa allo scopo di gettare nuova luce sull’intero percorso di Millet e di dimostrare l’importanza della sua eredità, a lungo trascurata.
Esito della collaborazione attivata dall’istituzione olandese con il Saint Louis Art Museum, dove la mostra verrà riproposta dal 16 febbraio al 17 maggio 2020 con il titolo Millet and Modern Art, il progetto espositivo affianca disegni, dipinti e pastelli del pittore francese con i lavori di numerosi artisti che operarono tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX.
Si tratta della prima occasione in cui il lavoro di Millet viene esaminato con il preciso scopo di evidenziare l’influenza da lui esercitata su colleghi del calibro di Vincent van Gogh, Camille Pissarro, Georges Seurat, Claude Monet, Giovanni Segantini, Edvard Munch, Kazimir Malevich e Salvador Dalí. Fortemente legato al tema della vita contadina, l’artista è stato artefice di una pittura radicale e ha contribuito a gettare le basi per la futura affermazione di uno stile pittorico di stampo moderno.
Nel percorso espositivo va segnalata la presenza del dipinto The angelus. Appartenente alla collezione permanente del Musée d’Orsay a Parigi e annoverato tra i lavori pionieristici di Millet, il famoso dipinto raffigura due contadini che, dopo aver ascoltato le campane della chiesa, iniziano le loro preghiere serali. L’opera, dalla quale emerge l’idea della fede come esperienza personale e quotidiana, ha conquistato notorietà anche a causa della cifra astronomica con cui venne battuta all’asta a Parigi nel 1889. In quell’occasione fu venduta per 553mila franchi, ma meno di un anno dopo, in una successiva operazione, fu acquistata per 750mila franchi. Un dipinto, in conclusione, che ha anche alimentato il dibattito sulla commercializzazione del mondo dell’arte.
[Immagine in apertura: Jean-François Millet, Harvesters Resting (Ruth and Boaz), 1850–53, Museum of Fine Arts, Boston (bequest of Mrs. Martin Brimmer)]