Il Complesso di Santa Caterina si prepara ad accogliere una mostra sul tema della natura morta. Provenienti dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, le opere tentano una definizione di questo genere, con uno sguardo sulla pittura del XVII secolo.
Frutta, oggetti di uso quotidiano, mazzi di fiori. La natura morta si mette in mostra a Treviso, con un progetto che sta per debuttare negli spazi del Complesso di Santa Caterina. A occupare la scena sono cinquanta capolavori, offerti al pubblico con l’obiettivo di sottolineare le evoluzioni di questo genere di pittura, che tanto ebbe successo nell’Europa del 1600.
Aperta dal 30 novembre al 31 maggio 2020, Natura in posa. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea si presenta come un’inedita retrospettiva sugli sviluppi della rappresentazione degli oggetti inanimati, attraverso una scansione di dipinti tra i più iconici sul tema. Dalle tele di Jan Brueghel, Pieter Claesz e Willem Claesz Heda – maestri dell’arte fiamminga – , agli esiti di autori italiani come Francesco Bassano e Lodovico Pozzoserrato – che pure si cimentarono nel genere declinandolo in base alle peculiarità geografiche di appartenenza.
Puntando l’attenzione sulle differenze culturali e sulle variazioni compositive degli autori coinvolti, il percorso – curato da Francesca Del Torre, Gerlinde Gruber e Sabine Pénot – offrirà un colpo sulle diverse sfumature della pratica “still life”, accompagnando l’osservatore all’interno di un’atmosfera elegante e contemplativa.
Ad arricchire la selezione delle opere pittoriche, provenienti dalle collezioni del Kunsthistorisches Museum di Vienna e per la prima volta esposte al pubblico italiano, anche una speciale sezione dedicata alla fotografia contemporanea. Curato da Denis Curti, quest’ultimo “capitolo” dell’itinerario di visita tenterà di definire le evoluzioni del tema della natura morta nel linguaggio della fotografia, presentando una selezione di scatti realizzati da autori tra i più noti della scena internazionale, come David LaChapelle, Martin Parr, Robert Mapplethorpe e Araki. Il dialogo tra medium differenti, e il salto cronologico tra i dipinti e le foto, sarà pretesto per una riflessione quanto mai estesa e ragionata sull’argomento.
[Immagine in apertura: Attribuito a Jan van den Hecke, Cesto di fiori, XVII secolo, olio su tela, 35 cm × 49 cm. Courtesy KHM-Museumsverband]