La Triennale di Milano si prepara a ospitare “Confini di umanità”, una mostra di Paolo Pellegrin sul senso della convivenza e sulle difficoltà dell'incontro tra popoli in parti diverse del mondo.
Con la sua macchina fotografica ha viaggiato in ogni angolo del globo, raccontando, attraverso l’obiettivo, uomini, guerre, crisi umanitarie, ma anche storie di grande passione, poesia, speranza. Vincitore di molteplici edizioni del World Press Photo Award e membro dell’agenzia Magnum dal 2005, Paolo Pellegrin si prepara a un nuovo importante progetto espositivo, in arrivo l’8 novembre negli spazi della Triennale di Milano.
Confini di umanità – questo il titolo della rassegna, visitabile fino al primo dicembre – sarà un viaggio all’interno della condizione umana, e soprattutto nei luoghi in cui essa si manifesta con più difficoltà.
Attraverso un percorso di sessanta fotografie l’artista condurrà il pubblico di fronte alla questione spinosa della convivenza tra popoli, portando all’attenzione quelle aree in cui ancora oggi muri, guerre e frontiere di ogni tipo ostacolano la coesistenza tra le persone.
Realizzato per la decima edizione del festival Dialoghi sull’uomo di Pistoia, e curata in questa occasione da Annalisa D’Angelo, il progetto abbraccerà un arco temporale di quasi trent’anni, testimoniando i viaggi compiuti dal fotografo in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq e Stati Uniti, documentando guerre e conflitti, diatribe e scontri civili, riflettendo sulla convivenza come metro per osservare la realtà. Arricchisce la rassegna un video girato in America, per riflettere sulle varie tipologie di frontiere che ancora oggi separano il Paese.
[Immagine in apertura: Persone in fuga dalla Libia durante gli scontri tra ribelli e forze armate pro Gheddafi. Valico di frontiera di Ras Jdir nei pressi di Ben Gardane. Tunisia, 2011. © Paolo Pellegrin/Magnum Photos]