Al Museum Rietberg di Zurigo, riflettori puntati sulla nuova arte congolese. Tredici artisti chiamati a raccontare il loro presente, a partire da un archivio di foto di epoca coloniale.
Gli sviluppi recenti dell’arte del Congo hanno dimostrato una nazione vivida e frizzante dal punto di vista delle proposte, con autori sempre più in grado di affermarsi sulla scena internazionale. Una mostra a Zurigo tenta oggi di fare il punto della situazione, dando spazio a tredici artiste e artisti congolesi, chiamati a confrontarsi con il loro passato.
Succede al Museum Rietberg della città svizzera dove, fino al 15 marzo, va in mostra Congo As Fiction – Art Worlds Between Past And Present, un progetto in cui temi cruciali della storia nazionale vengono reinterpretati da autori contemporanei, a partire da foto d’archivio inedite. Scattate dall’etnologo Hans Himmelheber durante il suo viaggio nel 1938, le immagini – molte delle quali mostrate per la prima volta al pubblico – testimoniano usi e costumi del Paese durante il periodo coloniale, sollevando una serie di questioni, opportunamente interpretate dai partecipanti.
All’interno del percorso espositivo infatti, fotografie e reperti d’epoca – maschere, statue e oggetti d’uso quotidiano – sono giustapposti alla narrazione di Sinzo Aanza, Michèle Magema, Fiona Bobo e David Shongo, fra gli altri. I loro interventi puntano l’attenzione sugli abusi e sulle conseguenze del colonialismo, sull’evangelizzazione dello Stato e sullo sfruttamento delle risorse naturali – temi, evidentemente, ancora cruciali per la nazione. Curato da Nanina Guyer e Michaela Oberhofer, il progetto si pone come uno snodo affascinante e nondimeno doloroso, tra sofferenze del passato e pulsioni future.
[Immagine in apertura: Michèle Magema, Evolve, 2019, Installation in Mischtechnik, entstanden im Auftrag des Museums Rietberg Zürich]