Il 29 agosto prossimo aprirà "How will we live together?", la 17. Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia. A curarla l'architetto Hashim Sarkis, che ha annunciato la presenza di "progetti che spaziano dall'analitico al concettuale, dallo sperimentale al collaudato e all’ampiamente diffuso".
Nel corso di una diretta streaming tra Venezia e il Massachusetts, il Presidente uscente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, e l’architetto e ricercatore Hashim Sarkis hanno presentato la 17. Mostra Internazionale di Architettura. Al via il prossimo 29 agosto, la kermesse lagunare sarà in questa edizione contrassegnata dal titolo-tema How will we live together?, spiegato parola per parola dallo stesso Sarkis. Quello lanciato alla comunità architettonica internazionale, e a tutti i visitatori che fino al 29 novembre 2020 raggiungeranno le sedi espositive all’Arsenale e ai Giardini della Biennale, è un quesito “allo stesso tempo antico e urgente. È una domanda tanto sociale e politica quanto spaziale. Aristotele, quando si pose questa domanda per definire la politica, propose il modello di città. Ogni generazione se la pone rispondendo in modo diverso. Recentemente le norme sociali in rapida evoluzione, la crescente polarizzazione politica, i cambiamenti climatici e le grandi disuguaglianze globali ci fanno porre questa domanda in maniera più urgente e su piani diversi rispetto al passato“, ha spiegato il curatore.
Per Baratta, “la Mostra di Hashim Sarkis coglie in uno sguardo ampio problemi strutturali della società contemporanea; egli osserva, e noi con lui, che in tutte le aree del mondo sono in corso fenomeni di intenso cambiamento, assai diversi tra loro ma accomunati dalla necessità di importanti ‘aggiustamenti’ nelle condizioni dell’abitare“. Un atteggiamento che si tradurrà in un appuntamento di natura architettonica, ma attento alle connessioni con le altre discipline e in grado di recepire e documentare quanto sta avvenendo in tutto il mondo.
Scendendo nei dettagli, il curatore ha annunciato che saranno 114 i partecipanti alla Mostra internazionale, per la quale è stata prevista “uguale presenza di uomini e donne, provenienti da 46 Paesi con una rappresentanza crescente da Africa, America Latina e Asia“. All’esposizione vera e propria, che sarà articolata secondo cinque scale, tre in Arsenale e due al Padiglione Centrale, saranno associate stazioni di ricerca, sviluppate da ricercatori di atenei internazionali; grandi installazioni saranno collocate all’aperto, una per ogni “scala tematica”. I progetti presentati nelle diverse sezioni — Among Diverse Beings; As New Households; As Emerging Communities; Across Borders; As One Planet — spazieranno “dall’analitico al concettuale, dallo sperimentale al collaudato e all’ampiamente diffuso“.
Infine, in relazione alle singole partecipazioni nazionali, ad aderire alla 17. Mostra Internazionale di Architettura sono stati 63 Paesi. Tre i debutti ‒ Grenada, Iraq e Uzbekistan ‒, mentre il progetto Comunità Resilienti, curato dall’architetto Alessandro Melis, rappresenterà l’Italia. A conferire i tradizionali riconoscimenti sarà, come di consueto, una giuria internazionale che quest’anno sarà presieduta dall’architetta giapponese Kazuyo Sejima. Si tratta della prima donna ad aver curato un’edizione della Biennale Architettura di Venezia: accadeva nel 2010, con People Meet in Architecture.
[Immagine in apertura: Padiglione Centrale. Photo Andrea Avezzu. Courtesy of La Biennale di Venezia]