Risale all’ottobre del 1940 il primo incontro tra Giorgio Morandi e il collezionista Luigi Magnani. Un prezioso mémoire – da poco pubblicato da Johan & Levi – ripercorre il sodalizio spirituale e professionale tra i due, rivelando nuovi dettagli sulla personalità del “pittore delle bottiglie”.
Giorgio Morandi è uno degli artisti più studiati, raccontati, romanzati del Novecento. Le strutture formali e la concezione spaziale della sua pittura, il suo rapporto con la tradizione e l’approccio narrativo dei suoi dipinti sono alla base di manuali e monografie ben presenti nelle collezioni di storici e appassionati d’arte moderna. Come accostarsi, dunque, a questa figura, vista la caterva di informazioni già offerte dalla critica? Come rileggerne la personalità e la produzione, deviando da quanto già pervenuto?
In risposta a queste domande arriva oggi una nuova edizione de Il mio Morandi, un insieme di memorie apparse per la prima volta nel 1982 e riproposte all’interno di un raffinato volume targato Johan & Levi (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina).
Composto di quasi 150 pagine (accompagnate da una buona selezione di tavole a colori), il libro raccoglie le testimonianze di Luigi Magnani – figura nota del collezionismo italiano, nonché amico di lunga data del pittore bolognese.
All’interno del volume viene ripercorso il sodalizio ventennale tra questi due protagonisti della cultura italiana del secolo scorso: incontri memorabili, conversazioni appassionate, gusti e pensieri dell’artista vengono offerti al lettore con un linguaggio schietto ed elegante, fornendo un’occasione unica per osservare “da vicino” la personalità fragile e sensibile di questo maestro delle nature morte. Ad arricchire il volume anche un insieme di lettere scritte in vita da Morandi e una puntuale postfazione di Daniela Ferrari.