A due anni di distanza dalla prima edizione torna Sculpture Garden, la biennale d'arte svizzera che porta la scultura nei giardini pubblici della città di Ginevra.
Nonostante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria sembri ormai lasciata alle spalle, sarà inevitabile – per il mondo dell’arte – riorganizzarsi e immaginare una programmazione degli eventi sempre più snella, flessibile e soprattutto capace di far coincidere qualità e sicurezza. È per questo che eventi come la Sculpture Garden Biennale di Ginevra sembrano partire più che mai avvantaggiati: occasioni in cui ricerca artistica, spazio pubblico e natura si coniugano in maniera ottimale, offrendo agli spettatori la possibilità di una fruizione libera e senza particolari rischi di contagio.
Avviato nel 2018 e giunto alla sua seconda edizione, l’evento ginevrino – inaugurato ufficialmente lo scorso 12 giugno – occuperà fino al 30 settembre spazi verdi tra i più caratteristici della città svizzera: Parc des Eaux-Vives, Parc La Grange e Quai Gustave-Ador, luoghi di ritrovo e condivisione scelti per ospitare le opere di alcuni tra gli artisti più apprezzati nell’ambito della scultura internazionale contemporanea.
Selezionate da Balthazar Lovay – curatore della kermesse –, le opere di Andrea Branzi, Ida Ekblad, Yona Friedman e Jean-Luc Moulène (solo per citarne alcuni) si alterneranno a quelle già presenti in loco di Neïl Beloufa, Louise Lawler e Tracey Emin, offrendo ai visitatori un percorso impeccabile tanto nell’offerta quanto nella resa formale. L’allestimento delle circa trenta opere in programma – gestito a più fasi nel corso dei mesi estivi – terrà infatti conto dello spazio pubblico, cercando una costante interazione con la natura e con gli elementi strutturali preesistenti.
Una serie di conferenze, workshop ed eventi partecipativi avranno inoltre luogo negli spazi di Île Rousseaue e dell’Hôtel La Réserve, completando l’esperienza di fruizione con momenti di ricerca e riflessione sul valore dell’arte pubblica. Un tema, quest’ultimo, più che mai sentito in un periodo complesso come quello che stiamo attraversando: la presenza di eventi come la Sculpture Garden dimostrano infatti la necessità della ridefinizione dello spazio condiviso e dell’arte urbana, ribadendo il valore dell’opera come bene comune e accessibile a chiunque.
[Immagine in apertura: Sculpture Garden 2020, Matthew Lutz-Kinoy, The Rising and Setting of the Sun, 2020. Photo Julien Gremaud]