Autore del padiglione con cui il Kosovo ha debuttato alla Biennale di Venezia, nel 2013, Petrit Halilaj presenta per la prima volta i suoi lavori in Spagna, in una suggestiva cornice architettonica: il Palacio de Cristal di Madrid, all'interno del quale ha allestito un incredibile "nido".
A una rapida osservazione delle immagini di To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love, prima personale dell’artista kosovaro Petrit Halilaj in terra spagnola, è l’incontro fra le sculture floreali, in maxi formato, e l’affascinante cornice architettonica del Palacio de Cristal a catturare lo sguardo. Addentrandosi nella vicenda biografica dell’autore, classe 1986, e ripercorrendo la storia recente della sua terra d’origine, diventa tuttavia possibile cogliere i più autentici (e complessi) significati di questa mostra, scelta dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia come primo progetto espositivo del post-lockdown.
All’interno dello storico edificio situato nel Parque del Retiro, tra i più importanti esempi di “architettura del ferro” della città di Madrid, Petrit Halilaj è intervenuto dando vita a un gigantesco nido, ponendo volutamente in secondo piano la presenza umana rispetto agli elementi evocativi della flora e della fauna. L’artista si è ispirato allo speciale rituale di corteggiamento di alcuni uccelli che, per attirare il partner, realizzano elaborate tipologie di nidi, arricchendoli e decorandoli con particolari intrecci. “Volevo concepire il Palacio de Cristal come un luogo per la celebrazione dell’amore“, ha affermato l’artista, che nella realizzazione dei grandi fiori di ciliegio, forsizia, papavero e garofano ha lavorato gomito a gomito con il suo compagno, l’artista Álvaro Urbano.
Coordinata da Soledad Liaño e visitabile fino al 28 febbraio 2021, To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love include History of a Hug (2020), un altro lavoro legato al mondo degli uccelli. Si tratta di un soggetto ricorrente nella ricerca di Halilaj, che percepisce questi animali come simbolo della possibilità di “trasgredire” i limiti stabiliti dal pensiero moderno. In questo caso, inoltre, il motivo del corvo bianco racchiude una pluralità di riferimenti metaforici, introducendo anche i temi della diversità, della diffidenza verso il cambiamento, del mancato riconoscimento nella scala privata e in quella pubblica, con un richiamo alla percezione del Kosovo da parte di altri stati, tra cui la Spagna.
Halilaj, che ha rappresentato il Kosovo in occasione della sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 2013, attraverso la sua arte si misura con i ricordi dell’infanzia e con l’esperienza dalla guerra; attraverso il disegno, la scultura, il video, la scrittura e le installazioni affronta la questione della casa, della nazione e dell’identità culturale. La mostra in corso nella capitale spagnola, infine, sembra voler offrire ai visitatori una sorta di “rifugio”, invitandoli a confidare in un futuro nel quale, anche in conseguenza dell’emergenza sanitaria globale, si acquisisca consapevolezza dell’interdipendenza tra tutti gli abitanti del pianeta. Proprio per questo, le finestre del Palacio vengono tenute aperte, lasciando che odori e suoni del parco, oltre agli animali che lo popolano, si “combinino” con la natura, “artificiale” e in maxi formato, all’interno.
[Immagine in apertura: Petrit Halilaj, To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love, Palacio de Cristal, 2020. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Photo credit: ImagenSubliminal (Miguel de Guzmán and Rocío Romero)]