Le monumentali sculture tatuate di Fabio Viale a Pietrasanta

19 Agosto 2020

Fabio Viale, Laocoonte, 2020, marmo bianco e pigmenti, 198,5x134x87 cm

Pittura e scultura, antico e contemporaneo si mescolano nella pratica di Fabio Viale, artista piemontese classe 1975 capace di regalare alla plasticità del marmo nuove sfumature di senso grazie all’utilizzo di pigmenti che richiamano la tecnica del tatuaggio. Oggi Viale è protagonista di Truly, la mostra diffusa allestita fino al 4 ottobre nei luoghi simbolo della città versiliese.

Promossa dal Comune di Pietrasanta con il sostegno della Galleria Poggiali di
Pietrasanta e la curatela di Enrico Mattei, l’esposizione riunisce una ventina di opere che “invadono” la Piazza del Duomo, la Chiesa e il Chiostro di Sant’Agostino ma anche il Pontile di Marina di Pietrasanta. In particolare la Piazza del Duomo fa da cornice a sculture nelle quali la classicità del marmo convive con le più attuali estetiche del tatuaggio, da quallo giapponese a quello criminale fino alle nuove tendenze trap.

LE SCULTURE DI FABIO VIALE

Questa nuova tecnica è alla base di Souvenir David, il volto cavo, come una sorta di maschera, che si ispira al David michelangiolesco, mentre l’opera Le Tre Grazie, presentata in anteprima assoluta, trova temporanea dimora nella Chiesa di Sant’Agostino e chiama in causa i dettami della religione musulmana nei confronti dell’universo femminile, ispirandosi alle tre donne donne originarie dalla città di Ghardaia, in Algeria, incontrate da Viale durante uno dei suoi viaggi. Il Chiostro, invece, ospita una serie di lavori che hanno reso celebre l’artista, dall’Infinito in marmo nero a una versione de La Suprema.

Emblematiche le parole del curatore Enrico Mattei per definire la poetica di Viale: “Tutta la produzione artistica di Fabio Viale è uno spiazzamento percettivo in cui i valori tattili della pittura e quelli plastici della scultura si fondono in un unico affinamento qualitativo per il sentimento umano. Come in un cortocircuito, l’artista riesce a sovvertire la storia degli equilibri estetici che siamo abituati a contemplare nella scultura: un bello classico e ideale che nessuno prima di lui aveva pensato di rivoluzionare con un’altra tradizione, forse anche assai più antica, quella del tatuaggio“.

[Immagine in apertura: Fabio Viale, Laocoonte, 2020, marmo bianco e pigmenti, 198,5 x 134 x 87 cm]