Con una prolifica carriera internazionale, Kenzo Takada non ha mai smesso di celebrare la moda e l'art de vivre. Stilista e designer, scomparso all'età di 81 anni per complicazioni legate al Coronavirus, sarà ricordato per la notevole esuberanza e per la gioia di vivere trasmesse delle sue creazioni.
Era iniziata solo pochi mesi fa l’ultima “avventura creativa” di Kenzo Takada, lo stilista e designer giapponese scomparso il 4 ottobre, all’età di 81 anni, all’American Hospital di Neuilly-sur-Seine, in Francia, per complicazioni correlate al Covid-19. A gennaio 2020, infatti, aveva debuttato la prima collezione firmata K-3, nuovo brand di lusso per l’arredo casa e per il lifestyle fondato da Kenzo, che ne era direttore artistico, con i soci Jonathan Bouchet Manheim ‒ managing director ‒ ed Engelbert Honorat ‒ creative assistant. L’apertura dello showroom parigino e la presentazione della linea del marchio, contraddistinto da un’estetica parimenti ispirata all’Oriente e all’Occidente e da un’inconfondibile carica di colori vivaci e motivi audaci, erano avvenute lo stesso giorno, nell’ambito di Paris Deco Home 2020.
Fra i primi fashion designer giapponesi a conquistare un ampio successo di pubblico e di critica in occidente, Kenzo era nato a Himeji, città giapponese della prefettura di Hyōgo particolarmente nota nel mondo per il suo storico castello, nel febbraio 1939. Quinto di sette fratelli, fin dall’infanzia aveva dimostrato un profondo interesse per il disegno, cui aveva affiancato la curiosità per i corsi di cucito seguiti dalle sue due sorelle e per le loro riviste di moda. La vicenda biografica si intreccia con la storia del secondo dopoguerra del suo Paese: trasferitosi a Tokyo sul finire degli anni Cinquanta, per frequentare il Bunka College of Fashion, dopo gli studi fu costretto ad abbandonare il suo appartamento, destinato a essere demolito per costruire le strutture connesse ai Giochi Olimpici del 1964. Con il risarcimento ottenuto per la perdita dell’immobile, decise di partire alla volta dell’Europa in nave, facendo tappa anche a Hong Kong, Singapore e Mumbai. Un lungo viaggio che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua vicenda personale.
Con l’avvento degli anni Settanta e il trasferimento nella capitale francese, che sarebbe diventata la sua città d’adozione, prese avvio un percorso del tutto nuovo, suggellato dal lancio della collezione d’esordio e dalla successiva apertura della sua boutique. Il nome scelto per quel primo negozio fu Jungle Jap, che in una definizione concisa e di facile memorizzazione riassumeva due delle istanze peculiari del vocabolario dello stilista: da una parte il suo Giappone, con le tradizioni estetiche, le geometrie asciutte e i raffinati tessuti, e dall’altra le atmosfere e le dinamiche in continua evoluzione della giungla. Un mix creativo che divenne presto identitario e pienamente riconoscibile, riuscendo a conquistare critica e stampa grazie alla capacità di abbattere confini e categorie e di mettere in campo libertà, audacia, innovazione e giocosità. Concetti che Kenzo scelse di veicolare non solo attraverso gli abiti: anche le sue sfilate vengono ricordate per la loro potenza e carica vitale.
Il brand che ancora oggi porta il suo nome, cresciuto negli anni con le collezioni uomo e beauty, nei primi anni Novanta è stato acquisito da una grande società francese; al medesimo decennio appartiene il ritiro dalle scene dello stilista, tornato successivamente in campo con l’azienda lanciata quest’anno, che riflette la sua passione per l’interior design. Ed è stato proprio uno dei soci della nuova impresa, Jonathan Bouchet Manheim, suo managing partner fino dal 2013, a comporre uno dei ricordi più commossi dell’influente designer: “Kenzo Takada è stato incredibilmente creativo; con un colpo di genio, ha immaginato una nuova storia artistica e colorata che unisce Oriente e Occidente: il suo Giappone e la sua vita a Parigi. (…) Kenzo Takada era l’epitome dell’arte di vivere“.
[Immagine in apertura: Kenzo Takada – Option – Atelier in Paris © Zoé Fidji]