Il 2022 sarà l'anno di Piet Mondrian alla Fondation Beyeler. In attesa della grande esposizione, l'istituzione svizzera ha avviato un importante progetto triennale di studio e conservazione dei capolavori dipinti dal pittore olandese.
Manca ancora molto alla prossima esposizione dedicata a Piet Mondrian nei prestigiosi spazi della Fondation Beyeler di Riehen, in Svizzera. Eppure, con largo anticipo, il mondo dell’arte freme per quello che si prospetta già come uno degli appuntamenti “caldi” del 2022. A creare ancora più aspettativa intorno all’evento, contribuendo a mantenere viva l’attenzione sul “padre” dell’Astrattismo geometrico, è il poderoso progetto di studio e conservazione Piet Mondrian Conservation Project: l’insieme di attività avviate dalla fondazione e dedicate all’analisi dettagliata dei sette dipinti del pittore presenti nella collezione del museo.
Coordinato dal conservatore Markus Gross, il progetto – iniziato nel 2019 – punta a indagare i processi creativi dietro la pratica dell’artista, puntando in particolare i riflettori sul nucleo di opere acquisite da Ernst Beyeler durante la sua lunga carriera di mercante d’arte. Dipinte in fasi diverse della sua attività, le tele in questione “coprono” l’intera parabola creativa dell’autore olandese: dall’opera Eukalyptus – risalente alle prime sperimentazioni astratte del 1912 – a Lozenge Composition with Eight Lines and Red (Picture No. III) – nella quale l’impostazione geometrica si afferma in tutta la sua iconicità.
Ritenuti esempi eccellenti del percorso di studio e di trasformazione di Mondrian, i sette dipinti saranno osservati attraverso le sofisticate macchine del dipartimento di conservazione della fondazione, promettendo di rivelare nuove straordinarie informazioni. I risultati delle primi ricerche, d’altronde, lasciano già ben sperare.
La prima fase del progetto di ricerca si è infatti concentrata sui dipinti giovanili dell’artista: opere nelle quali i paesaggi figurativi si trasformano per la prima volta in composizioni libere, aprendo la strada all’astrazione assoluta e radicale. Nello specifico, i riflettori sono stati puntati su Eukalyptus, Composition No. XVI (Compositie I, Arbres) e Composition No. VI (Composition 9, Blue Façade), tutte realizzate tra il 1912 e il 1914. Ottenute tramite l’osservazione delle tele ai raggi X, ultravioletti e infrarossi, le immagini hanno permesso di scoprire schizzi e cancellature nascosti dietro gli strati di pittura, nonché indicazioni precise sull’impiego delle cornici (rimosse o sovraverniciate nel corso degli anni).
Anticipata da un’esposizione in arrivo presso la National Gallery of Ireland di Dublino – dal titolo Mondrian, aperta dal 4 novembre al 14 febbraio 2021 –, la mostra negli spazi della Fondation Beyeler (in calendario per l’estate del 2022) si concentrerà sulle evoluzioni del pittore dalla figurazione all’astrazione: un processo di sintetizzazione e condensazione visuale dettato da un’idea di pittura radicale ed essenziale.
[Immagine in apertura: The conservation team at work: Piet Mondrian, Lozenge Composition with Eight Lines and Red (Picture No. III), 1938, Tableau No. I, 1921–1925, Composition with Double Line and Blue, 1935 Riehen/Basel, Beyeler Collection, © Mondrian/Holtzman Trust c/o HCR International Warrenton, VA USA, Photo: Mark Niedermann]