La Biblioteca Vaticana punta sull’intelligenza artificiale per proteggersi dagli attacchi digitali

17 Novembre 2020

Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana

A qualche settimana di distanza dal “provocatorio debutto” di GANksy, l’intelligenza artificiale che realizza opere di street art, torniamo a occuparci di AI con un’applicazione di tutt’altra natura. Per farlo, varchiamo la soglia di Città del Vaticano e raggiungiamo un luogo d’eccezione, la cui fondazione risale alla seconda metà del Quattrocento. Con un patrimonio di circa 180.000 volumi manoscritti e d’archivio, 1.600.000 libri stampati, circa 9.000 incunaboli, 300.000 tra monete e medaglie, oltre 150.000 stampe, migliaia di disegni e matrici, e oltre 200.000 fotografie, la Biblioteca Apostolica Vaticana è uno scrigno di tesori rari dal valore incommensurabile.

Appartengono al suo inestimabile patrimonio, ad esempio, la più antica versione manoscritta conosciuta della Bibbia, incisioni di Giovanni Battista Piranesi e di Antonio Canova, disegni e scritti di Michelangelo e di Galileo, persino un frammento illustrato dell’Eneide di Virgilio che risalerebbe a 1.600 anni fa. Temporaneamente chiusa, in ottemperanza alle norme vigenti per il contenimento dell’emergenza sanitaria, l’istituzione ha di recente annunciato di essersi dotata di un particolare sistema di intelligenza artificiale in grado di fornirle un’adeguata protezione dai sempre più frequenti attacchi informatici.

DALLA DIGITALIZZAZIONE ALL’AI

Il fenomeno globale dei cyber-attacchi, dunque, sembra non risparmiare neppure la Biblioteca Apostolica Vaticana, che ha scelto di correre ai ripari in modo da arginare le circa cento minacce mensili. Il fenomeno ha iniziato a verificarsi parallelamente all’avvio del processo di digitalizzazione del patrimonio della Biblioteca Vaticana, un progetto ambizioso attraverso il quale l’istituzione intende sia garantire alle future generazioni la possibilità di accedere ai suoi manoscritti, sia consentire la loro consultazione al più alto numero di utenti globali. In questo modo, oltre a traghettarsi nel XXI secolo, continua a portare avanti uno degli obiettivi fondativi, ovvero la piena accessibilità al suo patrimonio.

Non solo: l’apertura digitale, per così dire, della Biblioteca potrebbe incentivare campagne di studio, analisi e ricerca individuali su opere fin qui limitatamente esaminate, mettendole a disposizione di chiunque possieda una connessione internet, con un conseguente vantaggio in termini di “uguaglianza educativa”. I rischi connessi agli attacchi informatici riguardano l’eliminazione, parziale o totale, o la manipolazione della raccolta digitalizzata, che attualmente è pari a circa il 25% dell’intero patrimonio conservato. Sebbene questa tipologia di minacce possa apparentemente sembrare meno pericolosa, perché non in grado di compromettere la “natura fisica” della collezione, non andrebbe sottovalutata. Soprattutto nell’era delle fake news e della disinformazione dilagante, è fondamentale non compromettere la fiducia che intercorre tra istituzioni così prestigiose e il mondo dei ricercatori e dei lettori in generale, mettendo in campo tutte le energie possibili per assicurare che il patrimonio giunto a noi si conservi inalterato sotto tutti i punti di vista.

[Immagine in apertura: Salone Sistino, Biblioteca Apostolica Vaticana]