Come vivremo nel 2030? Lo svela un concorso di architettura nel Regno Unito

7 Dicembre 2020


Termini come “flessibilità”, “ecocompatibilità”, “autogestione” vi sembrano tanto ricorrenti nel linguaggio comune quanto ancora difficili da associare a “casi concreti”? Gli esiti del concorso di progettazione architettonica Home of 2030, lanciato nel marzo 2020 e gestito dalla prestigiosa organizzazione anglosassone RIBA – Royal Institute of British Architects, potrebbe farvi ricredere, fornendovi un’interessante serie di proposte, soluzioni e visioni per il prossimo futuro.

Ad annunciare i vincitori della competizione, svelati pochi giorni fa, è stato il Ministro inglese per l’edilizia abitativa, Christopher Pincher, che nella sua dichiarazione ha ricostruito la genesi di questa esperienza di progettazione, chiarendone le premesse e gli obiettivi attesi a livello governativo. “Il concorso Home of 2030 è nato dall’ambizione di questo governo di affrontare le grandi sfide del nostro tempo: aiutare il nostro Paese ad adattarsi a una società che invecchia, combattendo il cambiamento climatico (…). Due studi hanno davvero catturato l’immaginazione dei giudici: il loro design mostra in che modo è possibile reinventare il tema degli alloggi in questo Paese“, ha affermato. Alle urgenze ambientali, dunque, Home of 2030 affianca sia un atteggiamento consapevole del processo di invecchiamento in corso nella società inglese, che impone risposte accurate e puntuali, sia la necessità di inserire nel mercato immobiliare locale abitazioni a prezzi accessibili, efficienti, sicure e destinate a durare nel tempo.

I PROGETTI VINCITORI DI HOME OF 2030

Definiti dal presidente RIBA, Alan Jones, capaci di dimostrare “cosa è possibile fare quando architetti e designer collaborano e offrono soluzioni intelligenti per affrontare la carenza di alloggi che stiamo fronteggiando“, i progetti vincitori del concorso sono +Home, elaborato dal team di professionisti capitanato dalla società igloo Regeneration, Useful Projects and Expedition Engineers, e Connector Housing, sviluppato da Openstudio Architects. Nel primo caso, il concept edilizio prevede un programma di abitazioni in autocostruzione, dunque a cura della futura comunità residente. Si tratta di abitazioni “semplici da costruire”, ovvero caratterizzate dall’impiego di strutture e componenti a prezzi accessibili, e che potrebbero essere riutilizzate al termine del loro “ciclo vitale”.

Il modello avanzato da Connector Housing si basa invece sull’adozione di un sistema flessibile e adattabile, in grado di portare alla realizzazione di “alloggi multi-generazionali”, adatti anche agli anziani. Propone una varietà di soluzioni abitative, con diverse configurazioni nel sito di inserimento e layout interni facilmente adattabili al mutare delle esigenze espresse dagli abitanti. Entrambi i progetti vincitori, al pari delle proposte messe a punto dagli altri quattro team selezionati nella shortlist del concorso, saranno oggetto di approfondimenti condotti insieme a Homes England, ovvero l’ente del governo inglese che opera nel campo dell’edilizia pubblica.

[ Immagine in apertura: +Home Attenborough Gardens ©igloo ]