Lo studio di architettura britannico Rogers Stirk Harbour + Partners ha progettato il Centre de conservation du Louvre. Aperto nel 2019 nella città francese di Liévin, è stato concepito per assicurare la migliore conservazione possibile a 250.000 opere di proprietà del celebre museo parigino.
Ambiente, clima e conservazione delle opere d’arte nel lungo periodo: un tema sempre più urgente, che impone ai musei di tutto il mondo, indipendentemente dal prestigio e dall’ampiezza delle collezioni possedute, l’adozione di strategie efficaci e sicure. In quest’ottica, esemplare e all’avanguardia appare la scelta del Musée du Louvre di Parigi, che nell’ottobre 2019 ha inaugurato a Liévin, una città nel nord della Francia a poco più di 200 chilometri dalla capitale, il Centre de conservation du Louvre.
Progettato dallo studio di architettura britannico Rogers Stirk Harbour + Partners, l’edificio è stato appositamente concepito per assicurare la più adeguata e sicura conservazione a circa 250.000 opere di proprietà del museo. Parallelamente assolve alle funzioni proprie di un polo di studio e di ricerca: in altre parole, non si tratta di un tradizionale deposito o di una struttura dedicata solo allo stoccaggio. Al suo interno operano infatti una pluralità di specialisti: restauratori, tecnici ed esperti chiamati a prendersi cura delle opere presenti, garantendo loro tutti i trattamenti necessari secondo le rispettive competenze, ma anche professionisti museali, fotografi, ricercatori e studiosi.
A ripercorre la genesi di questo centro di conservazione d’eccellenza è stato Jean-Luc Martinez, attuale Presidente e Direttore del Musée du Louvre. L’esternalizzazione delle opere oltre la storica sede museale risponde, prima di tutto, “a un’esigenza del patrimonio“, ha affermato, ricordando la vulnerabilità dei depositi dell’edificio parigino in caso di inondazioni della Senna. Un rischio che negli ultimi anni è aumentato per effetto del riscaldamento globale e la scelta della città di Liévin mette maggiormente al riparo da pericoli di questo tipo.
“Abbiamo la fortuna di possedere una delle più belle collezioni al mondo di arte antica e archeologia. È un grande onore. E anche una grandissima responsabilità: dobbiamo preservare questo patrimonio per trasmetterlo alle generazioni future. Costruire un centro di conservazione significa quindi prima di tutto garantire la piena sicurezza delle opere. Significa anche modernizzare le condizioni di conservazione e offrire agli scienziati strumenti di lavoro più moderni: un miglior controllo delle condizioni climatiche, spazi dedicati all’imballaggio e disimballaggio, spazi di lavorazione dedicati ai grandi formati, ecc.”, ha aggiunto Martinez.
Per rispondere a sfide così articolate, gli architetti hanno progettato un edificio in grado di integrarsi con il sito paesaggistico individuato, affinché apparisse come un’estensione armonica del parco che già include il Louvre-Lens progettato dai giapponesi Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, e, soprattutto, hanno messo in campo tutte le migliori strategie attualmente disponibili in ambito bio-climatico.
All’interno, oltre 9.000 metri quadrati, dei 18.500 complessivi, sono destinati all’archiviazione e conservazione di manufatti artistici, disposti secondo otto aree distinte, individuate sulla base dei formati e dei materiali. Nel complesso si tratta di un volume scandito da “forme semplici ed eleganti, che riecheggiano il linguaggio potente delle grandi fortezze di Francia e qui sono coronate da un grande parco in pendenza: una vera e propria copertura protettiva per le opere d’arte“, secondo la descrizione dell’architetto Graham Stirk. Uno scrigno prezioso, dunque, che continuerà ad accogliere, anche nei prossimi mesi, le opere in arrivo da Parigi.
[Immagine in apertura: Réserve du CCL © Architecte RSHP. Photo Danica O Kus]