A Milano, prima personale per l’artista turco Servet Koçyiğit

31 Gennaio 2019

Servet Koçyigit

C’è anche My Heart is not made from Stone, che è valso a Koçyiğit il prestigioso Shpilman International Prize for excellence in photography, nel 2016, tra le opere esposte in occasione della prima personale italiana dell’autore turco.
Con all’attivo mostre in importanti musei internazionali, l’artista nato nella città turca di Kaman e attualmente di base fra Amsterdam e Istanbul è al centro del progetto espositivo curato da Silvia Cirelli per le Officine dell’Immagine, a Milano.

In questa occasione viene presentata una selezione di fotografie, installazioni e collages che consente di cogliere la poliedricità dell’autore e il suo interesse verso i grandi temi della società contemporanea, come l’emigrazione, il senso di sradicamento, gli equilibri fra individuo e collettività, la vulnerabilità del genere umano.
Tra le esperienze che hanno contribuito a formare il suo linguaggio e la sua visione, va segnalata la residency “Joburg Now”, in Sudafrica, che si è tradotta in un’opportunità per riflettere sull’eredità del colonialismo e sul conseguente sradicamento culturale visibile in molte parti del mondo, in particolare proprio nel continente africano.

Negli scatti della serie My Heart is not made from Stone vengono rievocati “luoghi consumati e abusati dal trascorso colonialista“: nelle mappe con cui sono stati fotograti i protagonisti del progetto – trovate dall’artista in alcuni mercati olandesi e riportate a Johannesburg – sono state disegnate le stesse pietre preziose per le quali quelle terre sono state distrutte. Lo strumento della mappa acquisisce centralità nell’opera di Koçyiğit: lontane dai modelli standard, in questo caso si traducono in “complesse elaborazioni che conducono a nuove prospettive, alla consapevolezza di una mappatura visiva definita dalle persone, dalle comunità, e non semplicemente dai luoghi abitati“.