20 Dicembre 2012
Le nuove tecnologie non hanno spento il fascino per la cara vecchia carta. Cresce il numero, la diffusione e il successo delle riviste indipendenti, progetti editoriali giovani e coraggiosi
L’era digitale ha sancito la crisi dell’eroica stagione delle fanzine musicali, per decenni voce imprescindibile per la controcultura e l’ambiente underground; ma non è riuscita a frenare lo slancio di una comunità artistica sempre effervescente e vitale. Nell’epoca di internet, e proprio grazie al tam-tam e alle possibilità offerte dalla rete, ecco sbocciare e fiorire innumerevoli progetti di editoria indipendente. Piccole riviste. Che stanno diventando grandi.
È un gradito ritorno quello di E il topo, rivista cult uscita con una decina di numeri a metà Anni Novanta e poi cessata. Fu vetrina per artisti del calibro di Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft e Grazia Toderi; oggi torna alle stampe grazie ad un manipolo di giovani promesse del contemporaneo, da Luca Pozzi a Francesco Fossati. E ottiene subito ottimi riscontri: un successo la sua presentazione a New York, nel prestigioso circolo “Printed Matters”.
Uno tra i decani della critica d’arte, Renato Barilli; ma anche Ascanio Celestini: contributi d’autore per il recentissimo decimo numero di boîte, la rivista “in scatola” che si ispira a Marcel Duchamp e indaga molteplici linguaggi dell’arte e della cultura. Nessuna rilegatura: una collezione di fogli amorevolmente riposti, uno ad uno, all’interno di piccole scatole in cartone grezzo; autentici scrigni che conservano ottime idee.
Le stesse che si incontrano sfogliando Diorama, contenitore che propone indagini raffinate su temi mai scontati, ispirati da parole chiave che non mancano di incuriosire; così come incuriosisce Page, rivista d’artista prima che rivista d’arte, nata e sviluppata sotto la regia di Traslochi Emotivi. Un panorama vasto e intrigante, quasi impossibile da censire in modo totale: fotografia precisa di un momento pieno di cose da dire. E di chi non ha paura a farlo.