Non era passata inosservata, nel 2001, alla sua prima uscita pubblica: “HIM”, scultura con cui Maurizio Cattelan ritrae Adolf Hitler, torna a far discutere. Dopo la sua collocazione nel Ghetto di Varsavia
Atteggiamento penitente, sguardo pio e commosso; mani giunte in preghiera. Di sacro c’è però ben poco o forse – conoscendo il suo autore – c’è in verità molto più di quanto non possa sembrare. A oltre dieci anni dalla sua creazione e da una prima infuocata raffica di polemiche, torna a far parlare di sé: “HIM”, tra le opere più famose di Maurizio Cattelan, torna ad essere nell’occhio del ciclone.
Perché il personaggio ritratto in una posa tanto devota altri non è se non Adolf Hitler. E la collocazione dell’opera, pendant della personale di Cattelan al Castello Ujazdowsky, è al civico 14 di via Prozna: in corrispondenza di uno degli ultimi lacerti del muro che delimitava il Ghetto di Varsavia. Scelta forte ed estrema, capace di spaccare l’opinione pubblica: tra chi plaude ad uno shock comunque salutare per la memoria collettiva e chi grida invece all’insana provocazione.
A lanciare i propri strali è, da Israele, Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme: tra i massimi centri internazionali per la documentazione della Shoah. “Una provocazione senza senso, che insulta la memoria delle vittime ebree dei nazisti” ha dichiarato, aggiungendo come “l’unica preghiera che gli ebrei possono concepire attorno alla figura di Hitler, è che possa essere cancellato dalla faccia della terra” .
Dichiarazioni accese, su cui getta acqua il rabbino capo della Polonia Michael Schudrich, che aveva a suo tempo espresso il proprio consenso alla posa temporanea dell’opera, in mostra fino al prossimo mese di febbraio. “È un’opera d’arte che vuole parlare del male, e delle situazioni in cui il male si nasconde dietro diverse sembianze” ha commentato. “Ho pensato che il progetto potesse avere un forte valore educativo” .