L’atrio del museo trasformato in discoteca, spazio dove incontrare i guru dell’elettronica: un successo il progetto “Art After Dark”, che anima le serate del Guggenheim. Così a Bilbao come a New York
Le ombre della sera calano sul museo, i visitatori si avviano all’uscita, le luci delle sale espositive si spengono. E si accendono quelle del dance floor: prende piede all’interno del sistema Guggenheim il progetto “Art After Dark”, programma di dj set che anima le serate della sede newyorchese e basca del museo. Un migliaio i ticket in vendita per un evento che si rinnova a cadenza mensile; un appuntamento che non conosce altra condizione se non il sold-out.
Tutto nasce, nel 2008, al Guggenheim di New York; nella notte di Halloween dell’anno successivo il primo esperimento tentato a Bilbao: party serale al museo con biglietto d’accesso convenzionato con il celebre Club Fever, tra i locali di musica elettronica più apprezzati in Spagna. Il pubblico, mai così eterogeneo, risponde con entusiasmo: al punto che si arriva a dare continuità all’esperienza, con tanto di specializzazione del programma.
A New York un cartellone lounge e chic; a Bilbao atmosfera più disco, con alcuni tra i maggiori dj in circolazione. Nel corso degli anni si susseguono, nel museo spagnolo, il produttore inglese Ewan Pearson e il leggendario John Acquaviva, mostro sacro dell’elettronica Anni Ottanta; e poi ancora Nathan Fake e Marc Antona, Nina Kraviz e Marc Romboy. Nomi di assoluto richiamo per i cultori del genere, che arrivano ad eleggere Bilbao come meta alternativa per un turismo di nicchia.
Non mancano anche altrove progetti analoghi, anche se per lo più estemporanei: la specificità dell’esperienza del Guggenheim sta, oltre che nella rilevanza dei nomi coinvolti, proprio nella sua continuità. La stessa garantita, nel suo piccolo, nel danese Lousiana Museum of Modern Art: in scena ogni venerdì sera dj set e performance live, con frequenti digressioni nel campo del rock, del blues e del jazz.