Sono una quarantina i capolavori perduti dell’arte al centro dell’installazione di Dominique Blain per il Museum of Fine Arts di Montreal. Cornici in pietra abbracciano lastre in vetro su cui proiettare come fantasmi opere trafugate o distrutte
C’erano una volta preziosissimi codici Maya, andati perduti nella furia della colonizzazione spagnola. C’erano una volta i Cavalli di San Marco, quelli originali portati a Venezia da Costantinopoli e poi trafugati da Napoleone, infine dispersi. E c’era una volta il prezioso bassorilievo in avorio di epoca barocca rubato dal Museo di Belle Arti di Bruxelles e mai più restituito. Tesori preziosi sottratti al patrimonio collettivo, oggi in mostra. In veste di fantasmi.
Assume l’atmosfera di una autentico cimitero il giardino interno del Museum of Fine Arts di Montreal, Canada: una quarantina le cornici in pietra, immagine evocativa della lapide, che racchiudono lastre in vetro su cui proiettare le silhouette delle opere scomparse. Un sapiente gioco di luci fa il resto, tornendo le immagini effimere quasi fossero modelli plastici, conferendo loro una fantasmagorica presenza.
A realizzare l’intervento Dominique Blain, artista già da tempo al lavoro sul tema della memoria: il suo Memorabilia porta a Montreal una riflessione amara sulla condizione del patrimonio culturale mondiale, ancora in tempi recenti oggetto di sfregi indiscriminati. Nella sua collezione ideale, infatti, tra un gran numero di opere smarrite nel corso dei secoli, non mancano perdite tanto recenti quanto dolorose.
È il caso delle celeberrime statue dei Buddha atterrate negli Anni Novanta dal regime talebano in Afghanistan, un atto di violenza che ha cancellato per cieco odio religioso una tradizione millenaria; ma è anche il caso dello Studio di Ai Weiwei raso al suolo solo un paio di anni fa dalle autorità cinesi o delle terrecotte babilonesi rubate, nel caos dell’ultima guerra, dall’Iraq Museum di Baghdad.