Lotta dura al Castello di Rivoli

22 Aprile 2013


L’allestimento immaginato da Céline Condorelli richiama, nella semplice immediatezza del legno grezzo, l’emiciclo di un’aula parlamentare. Al posto degli scranni di deputati e senatori più monitor, che raccontano con documenti d’epoca l’evoluzione dei movimenti di protesta civile a partire dall’Italia degli Anni Settanta fino alle più recenti agitazioni nei paesi del Nord Africa: un viaggio che indaga il ruolo dell’artista come testimone della propria epoca.

Approda al Castello di Rivoli, dal 23 aprile fino al 30 giugno, il  Disobedience Archive assemblato a partire dal 2005 da Marco Scotini, critico e curatore di stanza a Berlino. Una collezione in fieri di documenti d’artista, che spazia dal cinema alla performance, coprendo gli ultimi quarant’anni di storia; un progetto che fa della modularità il proprio carattere essenziale: arricchendosi continuamente, adattandosi alle sedi espositive in cui viene di volta in volta accolto.

Prima esperienza italiana per un lavoro che ha già toccato Svezia, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti; e che si presenta a Rivoli con un titolo rinnovato, “The Republic”, e una selezione di opere che guarda con particolare attenzione ai movimenti operai che hanno agitato il Settantasette italiano. Partendo dalla vicina Torino e dai picchetti nello stabilimento Fiat di Mirafiori, arrivando alla percezione che artisti di ambito internazionale hanno avuto di quei fatti.

Nelle due sale che introducono al “parlamento” di Condorelli opere che risalgono a quella stagione, realizzate da maestri del calibro di Joseph Beuys, Mario Merz, Gianfranco Baruchello e Gordon Matta-Clark; ma anche un focus sugli Anni Zero, periodo che dall’esplosione del movimento No Global ha visto, con la complicità delle nuove tecnologie, rinnovare anche il linguaggio della protesta.