La nuova arte di New York in mostra a Roma

30 Aprile 2013


La violenza disperata degli Anni Settanta e la lenta progressiva redenzione vissuta lungo i decenni successivi; fino al nuovo tonfo, seguito allo shock per l’attentato delle Torri Gemelle e alla crisi finanziaria di Wall Street. La storia recente di New York è un saliscendi tortuoso, segnato da periodi di appannamento e degrado ed altri di entusiastica euforia; una storia sempre e comunque attraversata dall’arte, presenza costante nel tessuto creativo di una città unica.

Non soni più i tempi della Factory di Andy Warhol, e nemmeno quelli dei graffiti con cui il nome di Basquiat – o meglio: il suo pseudonimo Samo – attraversava sui vagoni della metropolitana l’intera città. Che tempi sono allora, oggi, per la GrandeMela? La risposta, fino al 21 luglio, è al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove va in scena Empire State, collettiva che indaga con precisione e rigore l’attuale scena artistica newyorchese.

Obiettivo chiaro quello della mostra: tastare il polso a un paziente in convalescenza, ancora frastornato per le recenti durissime crisi, ma sufficientemente forte per rimettersi al più presto in forze. Con la nuova polarizzazione del mercato globale dell’arte e l’affacciarsi sulla scena di paesi emergenti – Brasile, Cina e India su tutti – quella che per anni è stata capitale indiscussa del contemporaneo torna a mettersi in gioco, offrendo uno spaccato in pieno fermento.

Si passa dall’ultima serie dell’artistar Jeff Koons, dedicata a un insospettabile passione per le antichità classiche, alle avanguardistiche opere digitali di Tabor Robak, che sostituisce internet alla tela, il mouse al pennello. E poi ancora le riflessioni sul tema del patriottismo di Julian Schnabel e Michele Abeles; ma anche la nuova figurazione di John Miller e quella di Rebecca H. Quaytman, che presenta in anteprima la sua ultima serie di ritratti.