Una settimana, ottanta film, cinquanta nazioni coinvolte. Dal 4 maggio Milano rinnova l’appuntamento con il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina: un appuntamento che, quest’anno, guarda con attenzione ad Expo
È nato come esclusiva finestra aperta sull’Africa, in un periodo storico – erano i primi Anni Novanta – in cui il rapporto tra quella realtà e l’Italia era appesantito dalle difficoltà di integrazione dovute alla drammatica stagione delle grandi ondate migratorie. Oggi è cresciuto fino ad abbracciare diversi sguardi laterali, offrendo una panoramica unica su diverse aree del mondo: torna a Milano, dal 4 al 10 maggio, il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina.
Un appuntamento arrivato alla sua 23esima edizione, per una rassegna che presenta tra corti e lungometraggi un’ottantina di pellicole in arrivo da oltre cinquanta Paesi del mondo. Dieci, tra sale cinematografiche e spazi per incontri e dibattiti, i luoghi animati da un festival fortemente connesso con la città. E che cade, scelta non casuale, nello stesso periodo degli Expo Days che segnano ulteriore tappa di avvicinamento all’esposizione universale del 2015.
Quattro le sezioni in concorso, a premiare il miglior lungometraggio e il miglior documentario in assoluto, oltre al miglior corto e al miglior film prodotti nel continente africano. Tra questi ultimi spicca “O grande Kilapy” dell’angolano Zezé Gamboa, già applaudito al Toronto Film Festival, commedia amara che racconta l’ascesa e il repentino tonfo, tra vizi e trasgressioni, di un antieroe assunto a simbolo involontario delle lotte per la liberazione dal colonialismo.
Tra i diversi eventi speciali il focus dedicato al cibo, proprio in omaggio al tema di Expo 2015, con una selezione di opere dedicate alla cultura gastronomica dei diversi paesi ospiti; ma anche un omaggio sentito a Nelson Pereira dos Santos, decano del cinema brasiliano e presidente di giuria per la sezione lungometraggi. Non manca, infine, uno sguardo sull’umorismo all’orientale: commedie in arrivo da Iran, Cina e India vengono introdotte ad ogni proiezione dall’intervento di comici dell’area Zelig.