29 Maggio 2013
La grande illusione di una realtà multiforme, che non è mai ciò che appare. Tra equilibri instabili e nuove prospettive ecco il Padiglione Italia di Bartolomeo Pietromarchi: sette le coppie di artisti in dialogo tra loro
L’accoglienza è affidata, superate le pesanti tende in tessuto nero, a un aroma avvolgente. Dolciastro e insieme pungente, leggero ma sufficientemente persistente. È il profumo dell’eternità sintetizzato da Luca Vitone e diffuso nel Padiglione Italia: un’installazione olfattiva che allude con inarrivabile raffinatezza a un altro modo di percepire e raccontare il paesaggio. Anche indugiando sui suoi aspetti più dolorosi, con l’allusione dell’artista all’Eternit e al dramma dell’inquinamento da amianto.
L’intervento di Vitone, accostato a scatti del celeberrimo Viaggio in Italia di Luigi Ghirri, è forse la più efficace cartolina da Vice Versa , progetto con cui il curatore Bartolomeo Pietromarchi, già alla guida del Macro di Roma, presenta alla Biennale di Venezia la sua visione del contemporaneo italiano. Un gioco delle coppie che mette a confronto sette tandem differenti, nel dialogo costante tra opere che hanno come fil conduttore quello di una potente capacità evocativa, che induce a guardare oltre i canoni tradizionali.
Sublimi le dinamiche prospettiche di Giulio Paolini, a confronto con la camera delle meraviglie che raccoglie decine di disegni, grafiche e bozzetti di Marco Tirelli; imponenti le torri di legno e terra che Francesco Arena colloca al cospetto di lavori storici di Fabio Mauri. Emozionante la performance di Marcello Maloberti, con decine di comparse a creare fragili equilibri sotto l’incombente e inquieta presenza dell’astronave di Flavio Favelli.
Partecipazione attiva anche all’esterno del padiglione, con Sislej Xhafa che invita il pubblico ad arrampicarsi su un albero e lasciarsi acconciare i capelli da un parrucchiere sospeso nel vuoto. Al lavoro con la materia ecco Piero Golia, che realizza un monolite in cemento e polvere d’oro; ma anche Massimo Bartolini, che realizza un percorso ai limiti del’impossibile, giocando con stranianti concrezioni metalliche.