Nasce in memoria di Jeos, giovane promessa della street art prematuramente scomparsa. È GRIM, il primo museo italiano dedicato all’arte dei graffiti: a Villa Tomé Guelfi, nel pieno della campagna padovana
In galleria c’è entrata già da tempo, grazie a quella straordinaria e rivoluzionaria stagione dell’arte che ha avuto in Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat i propri epigoni. Altrettanto ha fatto nei musei, anche in Italia: risale a ormai dieci anni fa l’invasione, complice Vittorio Sgarbi, del PAC di Milano, per quella che resta una mostra a suo modo epocale. Eppure mancava una collezione permanente dedicata alla street art e alla cultura underground. Una lacuna, oggi, colmata.
Nessuna metropoli e nessuna architettura avveniristica; nessuno spazio riconvertito, loft o capannone, come potrebbe suggerire il tipo di linguaggio. Un piccolo cortocircuito quello generato da GRIM, il Graffiti Italian Museum che trova casa nella settecentesca Villa Tomé Guelfi: uno spazio nel cuore della campagna padovana, immagine di quella specificità tutta italiana che unisce da sempre antico e moderno, tradizione e innovazione.
GRIM nasce in memoria di Giacomo Ceccagno, in arte Jeos, street artist veneto scomparso tragicamente nel 2011 a soli 32 anni. Una promessa dell’underground, forte della partecipazione alla Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo e di una importante personale alla Galleria Civica di Modena; un talento interrotto, nel cui nome oggi si lavora per offrire occasioni di visibilità a un’arte spesso ai margini dei maggiori circuiti di comunicazione.
Una collezione permanente, allestita nei due piani della villa, documenta il fenomeno dei graffiti a partire dagli Anni Settanta; ai writers di oggi è assegnato lo spazio dedicato alle temporanee, dove si alternano mostre personali ogni tre settimane, senza soluzione di continuità. Tra i primi ospiti le incredibili composizioni tridimensionali di Alex “Axe” Ermini e i lavori di Elio “Yama” Perra, fino ad arrivare ad Andrea “Zagor” Andolina.