Il mito di Alice in mostra. Visioni d’artista dalla Corea a Venezia

24 Giugno 2013


La domanda è di quelle intriganti: chi è Alice? La risposta, nata attorno alla riflessione sul classico di Lewis Carroll, risulta essere molteplice. E altrettanto affascinante. Who is Alice?  titola l’evento che il National Museum of Contemporary Art di Seoul porta a Venezia, evento collaterale alla Biennale che si propone di indagare le più recenti espressioni artistiche della Corea del Sud. In mostra allo Spazio Lightbox fino al prossimo 24 novembre.

L’obiettivo di Chu-Young Lee, curatore del progetto, è quello di camminare lungo il sottile filo che separa realtà e fantasia, trasformando il sogno nella piattaforma privilegiata dove esercitare la propria creatività. L’arte diventa chiave di volta per rifugiarsi in un mondo altro, spazio della mente dove costruire alternative a ciò che conosciamo. Nascono dunque sedici visioni d’artista, altrettanti universi da esplorare e nei quali smarrirsi.

Spettacolare l’installazione di Xoo-ang Choi, con i calchi iper-naturalistici di trentotto mani a intrecciarsi gli uni agli altri, formando le ali di un’ipotetica incredibile macchina del volo. Al corpo umano guardano anche Du jin Kim, con una spettrale danza di scheletri immortalati ai raggi X, e i fragili manichini di Haegue Yang, con fattezze antropomorfe riprodotte su esili relle di metallo grazie al ricorso ad elementi naturali.

Effetto di totale straniamento per Myoung-ho Lee: un telo bianco spezza placidi paesaggi rurali, sfondo minimale ma aggressivo che nella sua sublime armonia ferisce con dolcezza, suggerendo nuovi modi di osservare. Chi sia davvero Alice, oggi, è difficile capirlo. Forse la risposta è negli sguardi impassibili delle Cosmetic Girls  ritratte da Hein-kuhn Oh, giovanissime modelle raggelate in ritratti che svelano con eleganza le più profonde contraddizioni della società dell’immagine.