Lucca, il mondo secondo Henri Cartier-Bresson

26 Luglio 2013


Nessuna gabbia concettuale imposta da critici o curatori. Nessun taglio, percorso o filo narrativo costruito a tavolino, con il rischio di fare dell’opera un mero mezzo narrativo. A trionfare è allora, nella sua più limpida e meravigliosa purezza, la sola potenza dell’immagine. Testimone della parabola di un maestro assoluto dello scatto, artista che ha saputo cogliere immediatezza e spontaneità, dimostrando un istinto geniale. Henri Cartier-Bresson.

Il Lu.C.C.A. accoglie fino al 3 novembre la grande retrospettiva allestita in collaborazione con l’agenzia Magnum e con la fondazione che, a Parigi, si occupa di tenere viva la memoria di uno tra i maggiori fotografi di sempre. Un progetto antologico, quasi enciclopedico: in mostra finisce quello straordinario atlante per immagini con cui Cartier-Bresson ha raccontato il mondo, passando senza soluzione di continuità dalla cronaca di grandi eventi alla più intima quotidianità.

Tutto comincia alla fine degli Anni Settanta. È lo stesso fotografo a selezionare oltre 130 scatti, delle migliaia effettuati in carriera, al fine di raccogliere in un volume il meglio della sua produzione. Un autentico greatest hits  visivo, che fornisce lo spunto – oggi – per una mostra che non è azzardato considerare definitiva. Arriva a Lucca una straordinaria galleria di personaggi, celebri e del tutto sconosciuti, entusiasmante mosaico di espressioni, sogni ed emozioni.

Dal tenero abbraccio dei giovani innamorati sorpresi su un treno in Romania al ritratto di scrittori come Truman Capote ed Ezra Pound; dalla cronaca della rivoluzione maoista in Cina e del funerale di Gandhi alle storie minime di uomini e donne colti in ogni angolo del globo. Da Mosca a Berlino, dal Messico alla Siberia: lo sguardo di Cartier-Bresson si posa con rispettosa curiosità su paesaggi mozzafiato e tessuti urbani, raccontando con irrefrenabile passione il grande mistero dell’umanità.