Trento, ecco il MUSE firmato Renzo Piano

29 Luglio 2013


Qui, un tempo, si producevano copertoni. Oggi si crea cultura. Taglio del nastro per il MUSE, il nuovo Museo di Scienze Naturali di Trento, edificato sui dodicimila metri quadri dell’ex area Michelin. Una zona condannata all’oblio dal proprio destino post-industriale, tagliata fuori dal cuore della città; una zona che torna a pulsare grazie a un progetto d’autore. È Renzo Piano a firmare un intervento basato sulle più moderne teorie della sostenibilità e della domotica.

Il profilo richiama quello dei monti che abbracciano Trento, nella verticalità di ardite pareti in vetro e acciaio. Cinque piani – più uno seminterrato – pensati per un allestimento fluido, nel passaggio senza soluzione di continuità tra le diverse sezioni espositive. Suggestivo il grande vano centrale, con le gallerie che si affacciano su un catalogo di fossili e animali tassidermizzati, sospesi con magica leggerezza nel vuoto.

L’idea è quella di creare la suggestione di un taglio stratigrafico: dal basso all’alto, dalle balene ai falchi, ecco un catalogo delle diverse specie animali. Niente diorami, poche bacheche: il MUSE è attivo, in costante movimento. Il modello è quello dei grandi science center di area anglosassone: dove si impara toccando e provando. Anche giocando. Decine i piccoli grandi esperimenti di fisica con i quali è possibile cimentarsi nei circa mille metri quadri riservati alla didattica e ai più giovani fruitori del museo.

L’interazione con il pubblico è il carattere distintivo del MUSE, che sostituisce le tradizionali audio guide con iPad customizzati: ogni reperto, ogni oggetto esposto, diventa aggancio per entrare in un ricchissimo flusso di informazioni. Fatto di video dimostrativi, interviste a scienziati ed esperti, fotogallery, link a siti e portali specializzati. Un’esperienza virtuale che non appanna tuttavia la magia di quella reale: di straordinaria suggestione l’immersione nella serra, magnifica celebrazione della biodiversità.