Settanta artisti e fotografi raccontano al PAC di Milano la nascita del fenomeno dell’apartheid e la coraggiosa battaglia per il suo superamento. Una cronistoria per immagini, firmata tra gli altri da Santu Mofokeng e William Kentridge
Una lunga orribile pagina. Chiusa grazie al coraggio e alla tenacia di uomini e donne straordinari, decisi ad anteporre alla propria vita il bene collettivo e il senso della giustizia. Il fenomeno dell’apartheid ha segnato in modo drammatico oltre mezzo secolo di storia del Sudafrica: oggi che il processo di emancipazione della comunità nera può dirsi, in quel Paese, finalmente concluso, Milano celebra gli eroi di una tra le più alte conquiste del Novecento.
Sono quasi settanta i fotografi e gli artisti chiamati al PAC per una mostra che, fino al 15 settembre, racconta la creazione del regime di segregazione razziale operato dalla minoranza bianca e il suo lento ma inesorabile superamento. Immagini forti, che documentano il dolore e la violenza; ma anche l’orgoglio e lo spirito indomabile di un popolo stretto attorno ai propri leader. Su tutti, naturalmente, Nelson Mandela, immortalato negli intensi scatti di Graeme Williams e Jurgen Schadeberg.
Complesso il lavoro di ricognizione operato da Okwui Enzewor, curatore di una mostra che ha richiesto sei anni di indagini iconografiche. Passati a setacciare archivi e repertori, selezionando le immagini più rappresentative dei vari Kevin Carter e Peter Magubane, Eli Weinberg e Joao Silva: reporter dalla grandissima capacità evocativa, autentici artisti della cronaca. In grado di cogliere attimi, sguardi e suggestioni dall’inarrivabile potere comunicativo.
Alle pareti del PAC trova post un ideale libro di storia, rigoroso e meticoloso nel dettagliare fatti ed eventi, ma anche nel ricostruire ambienti culturali e contesti sociali. La visione dei cronisti si sposa con quella sublimata degli artisti: in mostra opere di Adrian Piper e Sue Williamson, Jo Ratcliffe e Jane Alexander; Santu Mofokeng – ospite del Padiglione Germania alla Biennale di Venezia – e William Kentridge.