Due grandi interventi al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. Un lavoro degli Anni Novanta ed un inedito per Eliseo Mattiacci, che prosegue attraverso le sue installazioni un percorso di ricerca formale in bilico tra fisica e metafisica
Un percorso lungo oltre vent’anni. L’incontro tra un’opera storica ed un nuovo intervento, fotografia della più recente stagione creativa di un maestro dalla raffinatissima capacità di evocare scenari enigmatici. Fondando la propria creatività sulla seduzione operata dalla materia; coinvolgimento sensuale, tattile e visivo, che lo porta a piegare la forma verso nuovi e più sublimi significati.
È fortemente legato alle sue Marche Eliseo Mattiacci, che entra negli spazi del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro con due poderose installazioni. Lavori in grande formato, che sembrano tuttavia eludere il concetto di monumentalità: interventi potenti e insieme gentili quelli in mostra fino all’8 settembre, immaginifica riflessione sulla purezza della linea, strumento feticcio per una poetica lettura della Storia.
Ha trovato posto l’ultima volta a Napoli, nel cortile del Museo di Capodimonte. Risale ai primi Anni Novanta la prima esposizione in uno spazio pubblico degli Equilibri precari quasi impossibili : crude travi in metallo, rette parallele che corrono lungo un immaginario binario da e verso l’infinito, mirabile oggettivazione del Tempo in una forma tangibile, palpabile, finalmente misurabile dallo sguardo.
Un’opera che si muove, idealmente, lungo un’asse latitudinale. E si sposa dunque alla perfezione con i movimenti ascensionali delle eliche di Dinamica verticale , sintesi ultima e perfetta di una speculazione che nasce con l’Arte Povera ed evolve seguendo intuizioni libere ed eclettiche, tra filosofia ed astronomia. Le misteriose meccaniche celesti di Mattiacci irradiano inedite armonie plastiche, per una suggestione che cammina sul confine tra fisica e metafisica.