Prima la performance, ora il film. La Mostra del Cinema di Venezia accoglie la presentazione di “The Abramović Method”, documentario che testimonia l’ultima evoluzione del rapporto tra arte e filosofia. Nell’opera di Marina Abramović
Senza pubblico non c’è arte. Chi guarda, partecipa, fruisce e vive l’opera ne diventa elemento intrinseco e inscindibile, creando quella involontaria ma inestricabile complicità che anima l’attività dell’artista. Ne era convinto Marcel Duchamp, cui si riferisce Marina Abramović per raccontare al pubblico della Mostra del Cinema di Venezia il senso profondo della sua apparizione alla kermesse.
Ci si aspetterebbe di incrociarla, in Laguna, tra gli ospiti della Biennale. E invece eccola nella cornice di Villa Zavagli, dove presenta ad una stretta e selezionatissima cerchia di invitati The Abramović Method, docu-film firmato da Giada Colagrande e prodotto grazie al sostegno della Fondazione Furla. Un progetto che arriva a due anni di distanza da “The artist is present”, altro film d’artista riproposto per l’occasione (venerdì 30 agosto) su Sky Arte HD.
Meditazione, ascolto del proprio corpo, tendenza al più perfetto equilibrio psicofisico. Quella che è nata come pratica di benessere individuale si è trasformata nel metodo che Abramović ha elevato a vera e propria forma d’arte, conquistando anche il mondo dello show-business. Con Lady Gaga a diventare prima e più autorevole testimonial dei long duration works , percorsi che tra esercizi specifici e grida liberatorie conducono a una rinnovata armonia.
Il film presentato a Venezia documenta l’azione che l’artista ha condotto nella primavera del 2012 al PAC di Milano, ricreando al suo interno l’ambiente di un inedito laboratorio olistico. Nel quale sottoporre il pubblico a sedute di meditazione guidata, costruita sull’indagine degli equilibri tra le posizioni naturali dell’uomo (seduti, in piedi e supini) in relazione alle proprietà energetiche dei metalli e dei minerali.