Il regista? In fin dei conti è uno scultore, che plasma i propri personaggi con la minuzia di uno scalpellino. Paralleli profondi per Clemens von Wedemeyer, che porta al Maxxi di Roma una riflessione sul ruolo della settima arte. Partendo, ovviamente, da Cinecittà
La fascinazione esercitata dall’antico. E la magia della settima arte. Una Roma magnetica quella svelata da Clemens von Wedemeyer, che fino al prossimo mese di gennaio porta al Maxxi un immaginario costruito nella sintesi tra il linguaggio cinematografico e l’arte visuale. Un progetto maturato a seguito del soggiorno di un anno nella Capitale il suo The cast , con video creati ad hoc per il museo. Raccogliendo storie e suggestioni in quello straordinario luogo da sogno che è Cinecittà.
Cinque video, altrettanti frammenti per ricomporre l’atmosfera dei più celebri studios italiani. Con un omaggio implicito ai grandi maestri del nostro cinema, da Fellini a Pasolini; ma al tempo stesso con un gioco di parole che porta a riflettere sulla figura stessa dell’attore, nel rapporto tra persona e personaggio. Il tutto grazie all’ambiguità lessicale del termine cast : nella forma casting affine alla selezione dei protagonisti di un film; come verbo legato alle operazioni di fusione di una statua.
Un processo di sintesi, dunque, quello che porta a porre su piani analoghi cinema e scultura; con il regista a plasmare i propri personaggi come se avesse creta grezza tra le mani, a sbozzare con lo scalpello della macchina da presa caratteri e sensibilità. Da qui la presenza, in mostra, di due statue che evocano il mito di Deucalione e Pirra, figure destinate a ripopolare il mondo ferito dal diluvio universale gettando pietre alle proprie spalle. E considerato che in inglese il verbo lanciare può essere tradotto, ancora, con to cast …
Lo sguardo di von Wedemeyer racconta la storia dell’industria romana dello spettacolo dagli Anni Trenta fino al caso dell’occupazione del Teatro Valle, su cui l’artista indugia con particolare interesse: individuando precedenti dimenticati ed eleggendo quella specifica situazione a momento di vitale autodeterminazione da parte del mondo della cultura. Il fascino dei laboratori Cinears, dove nascevano gli oggetti di scena per i peplum, rivive in forma spettacolare: in un definitivo cortocircuito tra presente e passato, realtà e finzione.