Ironiche ed enigmatiche. Le figure di Thomas Schütte alla Fondazione Beyeler

7 Ottobre 2013


Hanno zigomi accentuati; a tratti gonfi e goffi in un resa di grottesca ironia, a volte invece terribilmente taglienti, quasi feroci. Hanno sguardi che spaziano dall’attonito al complice, dall’ingenuo allo scaltro; e hanno pose di straordinaria resa plastica, venate di un erotismo mai lascivo e una potenza espressiva fuori dal comune. Sono le figure di Thomas Schütte, in mostra fino al prossimo 2 febbraio alla Fondazione Beyeler di Riehen, a un passo da Basilea.

Un’energia creativa dirompente quella di Schütte, magnifico lettore del proprio – e nostro – tempo. Nelle sale espositive disegnate da Renzo Piano porta un catalogo di personaggi senza nome, facce e smorfie raccolte osservando amici, famigliari, amanti o perfetti sconosciuti; un atlante delle emozioni in forma di sculture insieme tenere e imponenti. Nelle quali specchiarsi e riconoscere i passaggi di una individualità condivisa.

Ad accogliere i visitatori, presenze oniriche poste sul tetto della Fondazione, gli Stranieri  presentati a inizio Anni Novanta a dOCUMENTA: membra irrigidite dal pudore, occhi bassi a sfuggire lo sguardo, sacchi e valigie posati a terra. Splendido e struggente monumento alla condizione dell’esule, del ramingo, poetica di un senso di smarrimento e sradicamento comune a ogni cultura. A qualsiasi latitudine.

L’arte di Schütte non sa esimersi da un trascinante senso di ironia, per certi aspetti degno del più divertito carnevale felliniano. Dissacranti i tappi di bottiglia posti come elmo sul capo di soldati che marciano minacciosi; enfatizzati quasi appartenessero a marionette i visi mostruosi degli Innocenti , realizzati oltre vent’anni fa a Roma sulla suggestione dell’inchiesta di Mani Pulite. Un grande piccolo teatro, visionario eppure così reale, palcoscenico migliore per accogliere l’eterna commedia dell’uomo.