La prima retrospettiva completa dedicata alla sua ricerca nel campo della body-art al MAXXI; una affascinante performance storica ripensata per il pubblico del Romaeuropa Festival. L’eclettico Jan Fabre sbarca nella Capitale
Gina Pane? Vito Acconci? No: i maestri della tradizione fiamminga. La body-art nasce nelle scene di martirio dei grandi pittori del Nord secondo Jan Fabre, da quasi quarant’anni straordinario innovatore della scena artistica internazionale. Un percorso creativo, il suo, che pone il corpo al centro della scena: in tutta la sua ineludibile presenza materica, fatta di sangue e carne. Dunque anche dolore e privazione. Provocazione.
La Galleria 4 del MAXXI di Roma ospita – dal 16 ottobre e fino al mese di gennaio – la prima retrospettiva completa mai dedicata alla ricerca di Fabre nel campo della body-art, filone privilegiato ma non esclusivo di una produzione che ha saputo e sa toccare i linguaggi più svariati. Il disegno critico ideato da Germano Celant porta a testimonianza disegni e fotografie, video e collages; documenti che contribuiscono a fare luce su un immaginario ricco e complesso.
Usa il sangue come fosse inchiostro, Jan Fabre, per opere che trasmettono un senso di cruda empatia; lavora fianco a fianco con Marina Abramović e si fa sparare addosso – in senso letterale! – da una schiera di critici d’arte. Sequestra il filosofo Lars Aagaard-Mogensen, concludendo con il carcere una delle sue più vibranti operazioni artistiche; e ancora si mette alla gogna, chiamando il pubblico del Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo a prenderlo come bersaglio per un liberatorio lancio di pomodori.
L’azione è il fulcro del lavoro di Fabre. E dunque azione sia. Nasce dalla collaborazione tra MAXXI e Fondazione Romaeuropa la messa in scena, inserita nel programma del Romaeuropa Festival, di The power of theatrical madness : mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre il Teatro Eliseo ospita in prima nazionale il riallestimento della storica performance ideata dall’artista quasi trent’anni fa. Uno spettacolo di arte totale, che vede la sintesi tra recitazione, musica e danza; nella perfetta celebrazione di quel rapporto simbiotico che lega Fabre al concetto di fisicità.