La galassia Arp in mostra al MAN di Nuoro

15 Novembre 2013


Hans o Jean? Entrambi, ovviamente. Alternanza di firme usata a volte come schermo, altre come moltiplicatore di identità artistiche: specchio di una creatività visionaria, libera e indipendente, capace di sperimentare e toccare con estrema originalità i linguaggi delle avanguardie storiche. E al tempo stesso fotografia di una duplice anima, quella tedesca ereditata dal padre e quella francese dalla madre, logica conseguenza del suo essere uomo di confine. Con radici insieme profonde ed effimere, in balìa delle follie della Storia.

Il MAN di Nuoro da questi giorni e fino al prossimo 16 febbraio celebra l’estro di Hans Jean Arp con una mostra – non poteva essere altrimenti – dal doppio volto. Da un lato ecco la produzione dell’artista maturo, con la serie di sculture, collage, rilievi e arazzi realizzati a partire dagli Anni Cinquanta, punto ultimo e più alto di una ricerca che ha scardinato i canoni della figurazione ideando nuovi codici espressivi, sviluppando un astrattismo di ineguagliabile raffinatezza.

Dall’altro ecco invece gli amici artisti che hanno accompagnato l’avventura creativa di Arp. C’era anche lui, nel 1916, al Cabaret Voltaire, la sua firma compare tra quelle dei padri del Dadaismo; e c’era anche una decina d’anni più tardi, a Parigi, per la prima collettiva del movimento surrealista. A Nuoro arrivano quadri di Max Ernst e Paul Klee, composizioni di Francis Picabia ed eleganti sculture mobili di Alexander Calder: testimoni e protagonisti di una stagione unica e irripetibile.

L’attenzione finisce fatalmente per concentrarsi, con doveroso approfondimento, sull’influenza che Arp ha avuto nell’evoluzione dell’astrattismo. Partendo dalle suggestioni neoplastiche di Theo Van Doesburg e arrivando alle intuizioni optical di Victor Vasarely, seguendo il filo della necessità di svelare nuovi universi, lontani dalla comune percezione del reale. Ed ideare per primi i metodi più efficaci per rappresentarli.