È passato alla storia per i suoi reportage dai più terribili fronti del ventesimo secolo, ha documentato la Guerra Civile spagnola e lo sbarco in Normandia. In mostra a Villa Manin un Robert Capa inedito: sedotto dalla settima arte
Ci sono, inevitabile, gli scatti che l’hanno reso famoso in tutto il mondo come testimone del suo tempo. Non manca dunque la raggelante immagine del miliziano spagnolo colpito a morte nelle campagne di Cordoba, e non manca il terrore negli occhi dei marines inchiodati dal fuoco nazista sul bagnasciuga di Omaha. Ma ci sono anche, nelle centottanta fotografie esposte fino a metà gennaio a Villa Manin di Codroipo, in Friuli, le sentinelle di un’altra grande passione. Forse meno nota al grande pubblico. Quella per il cinema.
Non solo cronaca nella retrospettiva che celebra il centesimo anniversario dalla nascita di Robert Capa, l’uomo che ha inventato il concetto di reportage moderno e ha trasformato il fotografo d’azione in artista. Uno sguardo appassionato, curioso, avido di verità quello di Capa. Che subisce fin dagli Anni Trenta una fascinazione – quella per il cinema – che troverà splendido sfogo nell’immediato dopoguerra. Ai tempi della sua relazione sentimentale con Ingrid Bergman.
È l’attrice svedese a introdurre Capa sul set del Notorius di Alfred Hitchcock, dove si cimenta per la prima volta in veste di fotografo di scena. Maturando la scelta, congeniale alla sua sensibilità e all’oggetto privilegiato della sua ricerca artistica, di confrontarsi con i grandi maestri del neorealismo. Straordinarie dunque le immagini colte sul set di Riso Amaro , con ritratti mozzafiato di Silvana Mangano e Doris Dowling.
Dai polverosi set turchi e israeliani, dove si muove al seguito di registi impegnati in una importante attività di documentaristi, fino alle sfavillanti luci di Hollywood: nell’arco di pochissimi anni Capa si confronta con mostri sacri del calibro di Humphrey Bogart e John Houston; immortala la bellezza di Gina Lollobrigida e l’intensità di Anna Magnani. E diventa egli stesso soggetto del lavoro di illustri colleghi: eccolo dall’altra parte dell’obiettivo, fissato da Henri Cartier-Bresson e da Gerda Taro. Che lo coglie, in Spagna, intento ad armeggiare con una cinepresa…