Sono segno tangibile e concreto della più appassionata fede popolare: circa settanta tavolette di ex-voto, dal Rinascimento all’Ottocento, in mostra a Milano. Nella casa che fu di Alessandro Manzoni
Una guarigione miracolosa, una gravidanza insperata, il pericolo di un naufragio scampato per un soffio. Momenti di tensione, paura, pura disperazione: affrontati – e superati – grazie al potere di una fede assoluta, istintiva, passionale. La stessa che anima l’estro e la fantasia di artisti improvvisati, autori spesso anonimi di opere che sanno tramandare scorci, emozioni e suggestioni di una quotidianità antica. Tutta da scoprire.
L’acronimo si riferisce a “per grazie ricevute” , formula che la devozione popolare voleva accompagnasse le opere nate per ringraziare i santi della benevolenza accordata; sono una settantina le tavolette di ex voto raccolte dalla Fondazione P.G.R., che porta alla Casa del Manzoni di Milano la prima di una serie di mostre volte a indagare, attraverso il filtro particolare di queste esperienze di arte “dal basso”, momenti e storie di vita che arrivano da lontano.
La più antica risale al XV secolo, la più recente è stata dipinta in epoca risorgimentale: una parentesi che copre circa quattro secoli e testimonia non solo l’evoluzione di una religiosità fatta di riti, preghiere, invocazioni che mutano con il passare del tempo e l’evolversi del contesto culturale, ma che si configura anche – forse sopratutto – come implicita enciclopedia del costume, della moda, del design, della storia della medicina.
Il focus di questo primo appuntamento, accolto in quello che diventerà spazio dedicato in via permanente all’arte degli ex voto, è centrato infatti sulle scene di interni. L’occhio è invitato a muoversi nelle camere da letto dell’Umbria rinascimentale e in quelle della Roma papalina, riconoscendo differenze tra arredi, abiti, strumenti chirurgici. Curiosando in quelle che sono diventate fotografie inconsapevoli di epoche perdute.