Otto grandi isole espositive, dove presentare la scena artistica delle diverse marco-aree dell’Asia. Attorno a cui prendono posto 130 gallerie internazionali: tra Lisson, Perrotin e l’italiana Continua. Concept di taglio museale per Art Stage Singapore, fiera in scena dal 16 al 19 gennaio
Centotrenta gallerie da ventotto nazioni diverse, circa seicento artisti e un pubblico atteso stimato attorno alle 40mila unità. Numeri importanti per la quarta edizione di Art Stage Singapore: in scena dal 16 al 19 gennaio una delle più interessanti fiere emergenti al mondo, vetrina per un mercato – quello asiatico – che prosegue la propria corsa esplosiva. E che si accompagna, nella città-stato, alla Biennale d’Arte Contemporanea inaugurata lo scorso mese di ottobre, in corso fino a metà febbraio.
Percorso museale quello immaginato per la fiera, che si sviluppa attorno ad otto piattaforme tematiche: divise per aree geografiche omogenee, nel tentativo di offrire un’idea della scena culturale nelle diverse zone dell’intero continente asiatico. Nascono di fatto otto micro-collettive: passando dalla sezione indiana, con Sakshi Gupta e Jitish Kallat, e arrivando agli oltre trenta autori che fotografano la ricchezza del panorama del Sud-Est Asiatico.
Tre le gallerie italiane ospiti della fiera: la Primo Marella, che si appoggia alla sua filiale di Pechino per presentare – tra gli altri – i lavori di Aung Ko, Ruben Pang e Donna Ong; la milanese Officine dell’Immagine e la toscana Continua, anch’essa da tempo attiva sul mercato orientale attraverso la sua dependance nella capitale cinese. Dove in queste settimane porta in mostra i nuovi progetti dell’italiano Giovanni Ozzola.
Partecipazione attiva quella del colosso Lisson, presente nella sezione espositiva con le sculture del giapponese Tatsuo Miyajima e animatore, nell’area talk, di una serie di incontri con artisti, curatori e critici di livello internazionale coordinati dal LASALLE College of The Arts. Tra i grandi nomi spuntano anche quelli di Perrotin e White Cube, quest’ultima con una selezione di opere che spaziano da Damien Hirst a Marc Quinn, per arrivare a Tracey Emin e Sarah Morris.