L’Italia esporta il Futurismo. A New York

3 Gennaio 2014


Guardando i bozzetti per le architetture utopistiche di Sant’Elia, pensando alla fascinazione che il mito della velocità, della macchina e del progresso ha esercitato sui suoi protagonisti, viene abbastanza istintivo immaginare New York come ideale seconda casa per il Futurismo. Un legame, quello tra la Grande Mela e una delle più importanti avanguardie del Novecento, che si rinsalda nel corso di un 2014 ricco di imperdibili appuntamenti.

È la prima volta che gli Stati Uniti ospitano una mostra così ricca e articolata dedicata al movimento: la cornice è quella del Guggenheim, la data da fissare sul calendario è il prossimo 21 febbraio. Quando ad inaugurare è una retrospettiva di grande completezza, che non si limita a focalizzare l’attenzione sui maestri della prima ora – con i vari Carrà, Balla e Boccioni – ma sa indagare anche gli straordinari sviluppi che la corrente ha avuto lungo tutti gli Anni Trenta e fino alla Seconda Guerra Mondiale.

Marinetti?  Come Andy Warhol!”  così alla stampa italiana Vivien Greene, curatrice di una mostra che intende esaltare lo spirito rivoluzionario del padre del Futurismo. Visto come figura determinante sia per l’evoluzione del mondo dell’arte sia per ciò che ha saputo fare nel campo della comunicazione: in questo anticipando canoni, strategie e provocazioni che sarebbero state cifra inconfondibile della Pop Art.

Negli stessi giorni in cui apre la mostra del Guggenheim inaugura a Soho anche il Center for Italian Modern Art, spazio che lavorerà per promuovere la conoscenza dell’arte italiana del Novecento attraverso incontri, dibattiti e naturalmente mostre. Come quella dedicata a Fortunato Depero, grande firma del Futurismo, con cui si apre l’attività del centro: una cinquantina le opere della collezione Mattioli esposte a New York, evocando il rapporto tra l’artista e la città. Dove visse a partire dal 1928, firmando memorabili campagne pubblicitarie e interventi sui più importanti magazine del Paese.

[nella foto: il Center for Italian Modern Art a Soho]