Gli ambienti di Micol Assaël all’Hangar Bicocca

11 Febbraio 2014


Vengono definite per facilità di sintesi come “installazioni”. Ma sono in realtà esperienze immersive ricche e totalizzanti quelle costruite da Micol Assaël, ospite fino al prossimo mese di maggio dell’Hangar Bicocca. Con una personale che indaga quindici anni di percorso artistico libero e originale, condotto seguendo una poetica concettuale di straordinaria efficacia scenica; costruendo ambienti che si rivelano stanze astratte dal tempo e dallo spazio, custodi di una memoria al tempo stesso intima e condivisa.

Cinque situazioni, altrettante scatole che seducono con il ricorso rassicurante a elementi propri della quotidianità; salvo scioccare il visitatore a livello sensoriale e percettivo. Perché ad essere assemblate sono scatole inospitali, impossibili e invivibili; riflessione sul tema dello spazio in rapporto all’uomo condotta attraverso inesorabili gentili violenze. Fatte scorrere come brivido sulla pelle.

Gelidamente terrificante quello suggerito da Vorkuta  , stanza climatizza a trenta gradi sotto zero al centro della quale si staglia con titanico coraggio una sedia, riscaldata alla temperatura propria del corpo umano; devastante quello realizzato grazie all’alternanza tra flussi di aria caldissima ed altri invece refrigerati nel Senza titolo  che l’artista romana ha presentato, era il 2003, alla Biennale di Venezia.

Elegante l’atmosfera di 432Hz. , con una serie di telai retroilluminati carichi di cera a vibrare, sensuali, alla stessa frequenza prodotta dalle api in un alveare: la percezione quasi tattile delle onde sonore riverbera in modo nettamente più inquieto anche in Mindfall , assemblaggio di motori elettrici che lavorano tra effluvi di nafta; e in Sub , opera che l’artista ha pensato e costruito appositamente per l’Hangar.