Raccontare Roma: una mostra a Vicenza tra Piranesi e Pasolini

13 Febbraio 2014


Il suo mito non è mai venuto meno, da quasi tremila anni presenza costante dell’immaginario collettivo. Ma il modo con cui la guardiamo oggi, guidato da un senso di amorevole devozione, nasce negli anni dell’Umanesimo: con la fiduciosa riscoperta di una classicità che è terreno fertile su cui costruire un’immortale concezione del Bello. Mamma Roma  si offre, al solito generosa, con una grande mostra accolta al Palladium Museum di Vicenza.

In scena da questi giorni e fino al prossimo mese di maggio, nella modernissima galleria per le esposizioni temporanee del museo, non è tanto la Città Eterna in sé. Quanto piuttosto i diversi modi di osservarla, studiarla e capirla; gli stratagemmi concettuali e le visioni estetiche che hanno costruito lo straordinario catalogo di opere d’arte in grado di testimoniare la crescita tumultuosa e affascinante di un contesto urbano unico al mondo.

Si parte da una copia del primo testo a stampa, nato nel circuito culturale che si riferiva a Raffaello, che tratta l’architettura di Roma come modello; e si arriva attraverso le straordinarie grafiche cinquecentesche di Pirro Ligorio alle celeberrime vedute di Piranesi, sublime esercizio di sintesi tra realtà documentata e immaginata. Salvo giungere, a fine Ottocento, alla monumentale opera di Rodolfo Lanciani: una vera e propria radiografia della città.

Il titolo scelto per la mostra si riferisce in modo doveroso ad uno tra i più attenti cantori della Roma novecentesca: Pier Paolo Pasolini. Sono proprio le immagini tratte da Mamma Roma  (1962) e da La ricotta  (1963) a segnare il percorso espositivo, nella suggestione di un rinnovato abbraccio tra passato e presente, struggente canto d’amore nei confronti di una città dove tutto – persino i  difetti – contribuisce a eternare il senso magico di un’atmosfera ineguagliabile.

[nella foto: il Foro Romano nel 1823, da una stampa di Luigi Rossini]