Reporter o artisti? Fotografi d’assalto in mostra a Modena

20 Febbraio 2014


Destino stranissimo quello della fotografia. Nasce con intenti puramente documentari, quasi scientifici; resta per anni estranea al mondo dell’arte, che al più se ne serve come strumento, comodo taccuino visuale a cui attingere per fissare dettagli da riprodurre in seguito sulla tela. Fino a quando non si arriva alla maturazione di un linguaggio espressivo autonomo: giocando sulla confusione tra cronaca e arte, estetica e narrazione. Con il reporter a vestire i panni dell’artista e viceversa.

La Galleria Civica di Modena mette finalmente ordine, producendo un evento che ristabilisce le distanze tra i due ambiti. Accendendo i riflettori in modo mai così puntuale e preciso sul fotogiornalismo duro e puro, sulla potenza comunicativa di immagini nate per testimoniare e raccontare. Belle in modo accidentale, inconsapevole e involontario; o meglio: belle in maniera aniconica, paradossalmente antiestetica. Belle, insomma, solamente perché vere.

Dalla conferenza di Teheran – con Roosevelt, Churchill e Stalin – alla caduta del Muro di Berlino, dallo sterminio dei Watussi nel Burundi egli Anni Sessanta alla guerriglia castrista: Che Guevara si affianca al subcomandante Marcos, Nelson Mandela sfila tra Konrad Adenauer e Jimmy Carter nella straordinaria mostra che mette in scena, fino al 13 aprile, gli scatti più importanti della ricca collezione del museo emiliano. Con firme più che autorevoli.

È un ideale catalogo della fotografia del Novecento quello che si svela a Modena. Con gli immancabili Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson, Werner Bischof e William Klein; con Sebastião Salgado e Weegee, ma anche con tanti maestri italiani. Mario De Biasi, stupendo inviato nella Budapest del 1956 e Gianni Berengo Gardin; ma anche Caio Maria Garrubba e Andrea Cairone, Gianfranco Gorgoni e Ferdinando Scianna.

[nella foto: William Klein, Il giorno di San Patrizio, New York, 1954 © William Klein Raccolta della fotografia, Galleria civica di Modena]