Venezia: Rem Koolhaas presenta la “sua” Biennale di Architettura

10 Marzo 2014


Il mondo interpretato come piattaforma per la sperimentazione di un linguaggio comune, unificante nel suo essere riconosciuto e riconoscibile ad ogni latitudine; rinuncia più o meno consapevole alle caratteristiche proprie delle diverse scuole nazionali. È nell’equilibrio tra locale e globale che si misura, nella risoluzione della loro tensione che si misura il tema fondamentale della prossima Biennale di Architettura di Venezia, in scena dal 7 giugno.

È l’archistar Rem Koolhaas, curatore della quattordicesima edizione della rassegna, a svelare in anteprima i contenuti della “sua” Biennale, significata dal titolo Fundamentals . Ad essere oggetto di riflessione sono infatti proprio i fondamenti della materia, sviscerati secondo tre focus specifici: che puntano ad analizzare il passato, il presente e il futuro dell’idea stessa di architettura. Letta come fenomeno transnazionale, partendo proprio dai suoi linguaggi base.

Architettura, non architetti!”  puntualizza Koolhaas, sgombrando il campo da ogni possibile fraintendimento. Nessuna caccia alla firma di grido o al progetto iconico, ma lente di ingrandimento puntata con decisione sull’evoluzione di oggetti ed elementi base – pavimenti e soffitti, scale e ascensori – spogliati del contesto e restituiti alla loro nuda essenza. Per un processo analitico di natura rigorosamente scientifica.

Invito preciso quello rivolto ai padiglioni nazionali – 65 quelli previsti in Laguna, undici presenti per la prima volta: nella sezione Absorbing Modernity  si raccolgono le testimonianze di un secolo di progetti, in arrivo da angoli diversi del mondo, dimostrazione di un percorso lento ma inesorabile di costruzione di un linguaggio architettonico globale. Libero da regionalismi e localismi, ma non per questo spogliato di una forte natura identitaria.