Ottanta artisti per evocare un mito degli Anni Ottanta: quello dei “Ghostbusters”. Gli eroi del celebre film ispirano una mostra itinerante, a spasso per gli Stati Uniti: e chissà non arrivi presto l’attesissimo sequel...
La possibilità di un clamoroso nuovo sequel rimane sospesa, con il braccio di ferro tra un favorevole Dan Aykroyd e un titubante Bill Murray: in attesa che la faccenda si sblocchi non resta allora ai fan che aggrapparsi alla memoria del passato. Grazie alla mostra itinerante che sta evocando negli Stati Uniti il mito dei Ghostbusters, per un’iniziativa che cade nelle settimane del trentesimo anniversario dell’uscita nelle sale del mitico film che ha legato fantascienza e comicità.
La regia è di Jensen Karp e Katie Cromwell, titolari di quella Gallery 1988 di Los Angeles già nota per aver lavorato con il re del fumetto Stan Lee e su diversi progetti legati alla sfera Disney. A loro il compito di chiamare a raccolta gli ottanta giovani artisti e graphic designer che hanno dato la propria libera interpretazione ai temi e ai personaggi del film. Scatenandosi in un coloratissimo tripudio di forme pop, passando dalle sculture ai dipinti, fino ai multipli e alle serigrafie.
Prima tappa New York, con lo show ospitato a Broadway ancora per pochi giorni; poi tocca a Los Angeles (maggio) e Chicago (giugno), per chiudere dei padiglioni del Comic-Con di San Diego, salone internazionale del fumetto tra i più importanti al mondo. Allestimento giocoso e decisamente sfarzoso, dominato dalle statue d’autore degli esilaranti ma terribili mostri del film: l’immancabile Slimer, verde fantasma dal cuore tenero, e il goffo Marshmallow Man.
Linee che ammiccano ai cartoon Anni Cinquanta della premiata ditta Hannah & Barbera per le eleganti locandine vintage di Dave Perillo; effetti che ricordano il realismo di Edward Hopper, invece, per l’omaggio alla cromata auto degli acchiappafantasmi realizzato da DKNG. Leggerezza e inquietudini vanno a braccetto, in mostra, con gli incroci di sguardi tra le demoniache presenze fantasy di Dan Mumford e i giochi di Clark Orr: in un calembour che sa cogliere al meglio l’essenza ironica di un film senza tempo.
[nella foto: Ecto-1 di DKNG – courtesy Gallery 1988 Melrose, Los Angeles]