Progetti per città ideali, dal mito dell’antico alle astrazioni ispirate a Malević: Ilya e Emilia Kabakov sono protagonisti al Grand Palais di Parigi della sesta edizione di Monumenta. Con una installazione su ampia scala.
Aggancia le proprie fondamenta nel solido terreno del Rinascimento, osserva la stagione del neoclassico e quella romantica, si slancia infine elegante verso un futuro avveniristico. È la città dei sogni di Ilya e Emilia Kabakov, coppia d’oro dell’arte internazionale, progetto che trova casa al Grand Palais di Parigi. Dove è in scena fino al 22 giugno la sesta edizione di Monumenta : tale di nome e di fatto l’evento che chiama le più grandi firme di oggi a confrontarsi con interventi su vasta scala.
Un doppio cerchio di mura, come se si trattasse di una tenace polis greca; un percorso espositivo che suddivide in ideali quartieri ciò che appare al tempo stesso come una retrospettiva e come una proiezione verso il futuro per la parabola creativa del duo di artisti russi. Invitati a lavorare nello stesso contesto che nel passato ha visto all’opera Anselm Kiefer e Anish Kapoor, Richard Serra e Daniel Buren.
I Kabakov scelgono un profilo di sobria eleganza, in netta contrapposizione rispetto alla spettacolarità tentata da più di un artista che li ha preceduti. L’allestimento, magnetico e seducente, inghiottisce il pubblico in un universo visionario e a tratti maliziosamente enigmatico: decine i bozzetti di irrealizzabili città utopiche quelli posti nelle spire di una struttura labirintica su cui incombe, magnifica e imponente, una cupola di ventiquattro tonnellate.
Si cammina così per le strade di Manas , ipotetica landa tibetana dove Terra e Cielo si incrociano in un equilibrio di sublime perfezione formale; e si passa poi a Il centro dell’energia cosmica , metropoli futuribile che somma retaggi archeologici alle spigolose teorie suprematiste delle avanguardie russe. Socialità e misticismo si declinano nello spazio con insistita ricerca di un ordine cosmico, guardando a Malević e alla grande lezione dell’astrattismo .